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Giorgia Meloni, vietato criticare l'aborto: quindi ora è fascista pure il Papa?

Renato Farina
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Si chiedono un sacco di cose a Giorgia Meloni. Rinnega questo e afferma quest' altro, altrimenti vuol dire che sei fascista. Lei, con pazienza, ha risposto persino in tre lingue straniere, per altro ripetendo quel che in italiano aveva detto e ridetto mille volte, abbattendo i capisaldi ideologici e pratici del fascismo storico e di quello nostalgico, tipo leggi razziali e monopartitismo. Niente da fare, le domande non finiscono mai. Daremo dei soldi a chi ci fornirà il manualetto del «perfetto idiota di sinistra» da cui sono attinte per vedere quante ne mancano (le risposte corrette immaginiamo siano stampate a caratteri capovolti come nei quiz dei giornali di una volta). Non facciamo lo sterminato elenco di quelle dei giorni scorsi perché poi non resterebbe spazio per illustrare una richiesta che le sorpassa tutte per ignoranza e irrazionalità.

 

 

 

MACHISTA

Parliamo dell'editoriale di prima pagina della Stampa, autrice Elena Stancanelli, scrittrice e giornalista di prestigio del gruppo Gedi (Stampa-Repubblica-Secolo XIX), e pure de Il Manifesto. In una «Lettera a Meloni» dal titolo: «Ha ragione sulla cipria ma che fa sull'aborto?», Stancanelli sostiene che per dimostrare davvero di essere a favore delle donne e delle loro lotte, Giorgia deve dichiararsi senza se e senza ma a favore dell'aborto, e persino dell'utero in affitto, oltre che dell'ideologia della fluidità sessuale da insegnare nelle scuole. Altrimenti nisba, non c'è salvezza per lei, resterà per sempre una dannata machista fascista. La tecnica dei periodi ipotetici diabolici, che si concludono con domande retoriche che prevedono una sola risposta giusta, quella che ha in testa la maestrina del pensiero correttamente antifascista e femminista. Tipo: «Se davvero, e noi ne siamo entusiasti, ha scelto da ieri di ripudiare qualsiasi atteggiamento maschilista (la cipria di Letta, ndr), sicuramente chiederà scusa» per il discorso tenuto al Congresso di Vox, «spaventoso nei contenuti, sessista e misogino». E quindi «come si porrà nei confronti della legge sull'aborto, che le donne hanno lottato per ottenere e che sostengono contro le bordate che arrivano in particolare dalla sua parte (politica)?». Dovrà, come insegna quella che Sgarbi chiamerebbe la logica delle capre, essere pro aborto, e smetterà di dire parole contro «l'ideologia gender... la gestazione per altri (=utero in affitto)?». Ma certo che non lo farà. Vuol dire allora che è una fascista irredimibile? Indecente. Su aborto e gender le parole di papa Francesco sono persino più dure di quelle usate da Giorgia. Parla di «killer»: «Abortire è come affittare un sicario per risolvere un problema... è un omicidio». E a proposito delle dottrine sulla fluidità sessuale da trasmettere a scuola ha capovolto il giudizio della Stampa: «Il gender è colonizzazione ideologica. Pensate ai Balilla, pensate alla Gioventù Hitleriana». Ehi caro Massimo Giannini (il direttore della Stampa) che sei andato su Rai 3 da Fabio Fazio a tessere il peana del Papa, pensi anche tu che essere contro aborto e gender sia roba fascista-maschilista? Che fai? Rinneghi l'editorialista più importante per saecula saeculorum del tuo quotidiano, cioè Norberto Bobbio, il filosofo più insigne della sinistra laica? In una intervista a Giulio Nascimbeni, apparsa sul Corriere della Sera dell'8 maggio del 1981, alla vigilia del referendum, si espresse come maestro del diritto e si schierò con quello «fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale, secondo me, non si può transigere. È lo stesso diritto in nome del quale sono contrario alla pena di morte». Strano? No, razionale: «Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il "non uccidere". E mi stupisco a mia volta che i laici lascino ai credenti il privilegio e l'onore di affermare che non si deve uccidere. Con l'aborto si dispone di una vita altrui». Fascista e maschilista-misogino-sessista Norberto Bobbio? E lasci senza risposta queste tesi in prima pagina?

 

 

 

IL MONDO DI SINISTRA

E che dire di Pier Paolo Pasolini. Famoso e paradossalmente dimenticato il suo articolo sulla prima pagina del Corriere: «Sono contro l'aborto». Era il 19 gennaio 1975 e venne giù il mondo di sinistra: «Sono però traumatizzato dalla legalizzazione dell'aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell'omicidio. Nei sogni, e nel comportamento quotidiano - cosa comune a tutti gli uomini - io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente». Interessante è un altro giudizio di Pasolini, presente in quell'articolo: le tesi pro-aborto derivano «dal potere dei consumi, dal nuovo fascismo. Esso si è impadronito delle esigenze di libertà, diciamo così, liberali e progressiste». Vai avanti Meloni, la sinistra raziocinante è con te. Peccato sia morta.

 

 

 

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