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Siccità, 5 regioni ko? "Due mesi fa...": la pesantissima accusa di Luca Zaia

Luca Puccini
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La terra sempre più secca. L'agricoltura che soffre, i campi senz'acqua. Il fiume Po ridotto a un rigagnolo e, adesso, lo stato di emergenza. Ufficiale, bollato da un Consiglio dei ministri nella prima serata di ieri che lo dice senza girarci attorno: qui serve darsi una mossa. E infatti mette sul tavolo 35 milioni di euro da ripartirsi tra le cinque regioni maggiormente coinvolte, per le quali è stato proclamato lo stato d'emergenza (cioè l'Emilia Romagna a cui ne vanno 10,9; la Lombardia che ne prende nove tondi tondi; il Friuli Venezia Giulia che si ferma a 4,2; il Piemonte che ne ottiene 7,6 e il Veneto a cui ne spettano 4,8). «È imprimo passo per andare incontro a questa ennesima emergenza», dice il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini (Forza Italia) uscendo da Palazzo Chigi, «ma il governo non si fermerà qui, ci saranno altre misure e siamo concentrati sulla messa a terra delle risorse del Pnrr dedicate a questa tematica». Occorre uno sforzo in più, occorre fare tutto il possibile. Perché il resto è lì da vedere: sul volto dei nostri agricoltori che la vedono nera, in quei laghi che si abbassano di giorno in giorno, negli allarmi che si sommano ogni ora sempre di più.

 

 

 

 

Le ordinanze per il razionamento dell'acqua che si moltiplicano e gli appelli. Continui. Vietato-sprecare. Sarebbe da folli. Lo avevano chiesto i governatori. Lo avevano chiesto con insistenza da settimane. Che si arrivasse a tanto, che si decidesse l'emergenza. Perché solo così si può aiutare chi adesso sta soffrendo più di tutti. Il 24 giugno la Lombardia di Attilio Fontana aveva avanzato lo stato di emergenza regionale; il 21 il Veneto di Luca Zaia lo aveva chiesto all'esecutivo. «Già due mesi fa gli indicatori erano evidenti», spiega Zaia, «quindi ben venga questa scelta. Ora attendiamo di capire i dettagli e aspettiamo la nomina del commissario e degli eventuali sub-commissari affinché si possa essere operativi con gli interventi veloci». Ché resta un grande classico: anche quando si fanno le cose a modo, anche quando si fanno le cose in fretta, ci sono i cavilli burocratici da superare.

 

 

 

 

«C'è anche un altro aspetto», chiosa Zaia, «quello finanziario che riteniamo fondamentale per dare i ristori a chi ha subito danni». Sono molti. Gli allevatori, gli agricoltori, i lavoratori della terra colpiti tre volte, quest' anno: dal covid, dai rincari delle bollette per colpa della guerra di Putin in Ucraina e dalla siccità. La prossima riunione dell'esecutivo dovrà nominare un commissario straordinario che sarà alla guida (par di capire) una struttura composta da trenta persone che dovrà realizzare gli interventi di ammodernamento della rete idrica e valutare le misure intraprese per limitare i consumi e segnalare le eventuali inadempienze. Un lavoraccio. Ma senza quello rischiamo di rimanere, letteralmente a secco. 

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