Melanoma scambiato per verruca, com'è morta questa 36enne a Roma
La morte di Giulia Cavallone, giovane magistrato del Tribunale capitolino, è un tragico esempio di malasanità. La 36enne era figlia di dell'attuale procuratore generale della Corte di appello di Roma, Roberto Cavallone, che da pm aveva seguito l'indagine bis sulla morte di Simonetta Cesaroni a via Poma. La donna è morta per mano di una dermatologa che ha scambiato un melanoma per una verruca durante un controllo di routine.
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La vittima si era recata dalla dermatologa Carla V. in quanto si era insospettita per un neo comparso sul polpaccio. La 36enne si è sottoposta a ben due visite: la prima il 4 novembre 2013 e la seconda il 18 giugno 2014. La dermatologa però ha sempre tranquillizzato il magistrato dicendole che si trattava di una verruca seborroica. Come se non bastasse: "Ometteva di ricorrere a un esame strumentale più approfondito della lesione e, comunque, di avviare con urgenza la paziente alla competenza di un esperto". È per questo motivo che non le è mai stato prelevato nessun campione della lesione per esaminarlo istologicamente.
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Nel 2014 però alla vittima viene asportata d'urgenza la lesione all'Ospedale San Camillo, il risultato è sconvolgente: si trattava di un melanoma modulare maligno ulcerato. Un esito, purtroppo, arrivato troppo tardi. Anche se esportato, il melanoma non ha smesso di evolversi e a intaccare cervello, polmoni, cuore, fegato e intestino. Giulia Cavallone muore il 17 aprile 2020. Carla V. è stata condannata dal giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Perugia a 8 mesi di reclusione con l'accusa di omicidio colposo.