Acqua piovana, l'Italia ne perde l'89%: le conseguenze al supermercato
Con l'Italia che perde ogni anno l'89% dell'acqua piovana «serve subito una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l'acqua e distribuirla quando serve». Come accade in questi giorni. Torna a chiederlo la Coldiretti che parla da anni di invasi insufficienti. La maggior organizzazione sindacale del settore ha presentato un progetto immediatamente cantierabile per fare fronte all'emergenza siccità, così grave che le regioni del Nord stanno valutando la possibilità di emanare ordinanze per razionare l'acqua, come il divieto di riempimento delle piscine e l'uso dell'oro blu soltanto per i soli fabbisogni primari. «Accanto a misure immediate per garantire l'approvvigionamento alimentare della popolazione, appare evidente l'urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi che proponiamo da tempo», conferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
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DANNI PER 3 MILIARDI
Sale a 3 miliardi di euro il conto dei danni causati dalla siccità che assedia città e campagne, con autobotti e razionamenti, il Po in secca peggio che a Ferragosto, i laghi svuotati e i campi arsi dove i raccolti bruciano sui terreni senz' acqua ed esplodono i costi per le irrigazioni di soccorso per salvare le piantine assetate e per l'acquisto del cibo per gli animali con i foraggi bruciati dal caldo. E l'emergenza è soltanto all'inizio. «Al momento le preoccupazioni maggiori riguardano prevalentemente le coltivazioni di mais e soia che hanno bisogno di tanta acqua per maturare», ha aggiunto il titolare delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, nel corso di un'audizione alle Commissioni riunite Agricoltura di Camera e Senato, «un po' meno per il grano tenero e quello duro che in questa fase è già in raccolta». La prima quotazione del grano duro appena raccolto in Puglia raggiunge i 58 euro a quintale, un prezzo record a listino per il grano locale ma che non soddisfa i produttori pugliesi stretti tra gli aumenti dei costi di produzione ed il crollo delle rese calate fino al -30/35%. Un crollo ben superiore al -15% previsto nelle scorse settimane.
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CROLLO DI ANGURIE E MELONI
Malissimo le rese della frutta estiva che richiede abbondante irrigazione come angurie e meloni: nella valle del Po le rese sono già in calo fra il 30 e il 40%. E la situazione può soltanto peggiorare. Molto critica pure la situazione del riso con danni che in alcune zone del Settentrione potrebbero arrivare a dimezzare le rese. Rendendoci deficitari in una coltura che ci ha visto fino allo scorso anno coprire il fabbisogno nazionale ed esportare in tutto il mondo. Ma l'emergenza idrica comincia a colpire anche la zootecnia. Arrivano le prime segnalazioni di alpeggi dove i bovini sono rimasti senza una goccia d'acqua. Mentre i disastrosi raccolti di foraggio dal mese di giugno in poi, rischiano di fare ulteriormente impennare il costo dei cereali destinati all'alimentazione bovina, già carissimi per il blocco delle esportazioni dall'Ucraina, maggior fornitore dell'Italia. Nel frattempo monta la polemica per lo stop imposto dalle Province al deflusso di acqua verso valle dagli invasi montani. Un blocco che potrebbe anche cancellare la fauna ittica di torrenti e fiumi di pianura.
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