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Massimo Bochicchio, cosa non torna sullo schianto in cui è morto il truffatore dei vip

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I suoi guai giudiziari ricordano queli di Gianfranco Lande, meglio conosciuto come il Madoff dei Parioli, che con le sue società finanziarie una decina di anni fa fece sparire milioni di euro dei suoi clienti. Ma Massimo Bochicchio, 56 anni, il broker dei vip, fra i quali Antonio Conte, Marcello Lippi, El Sharaawy non potrà difendersi dalle accuse: è morto in un incidente nell'incendio della sua motocicletta, una Bmw, che è andata a sbattere contro un muro all’altezza del civico 875 di via Salaria, a Roma.  Ma di appurato c'è solo questo. La sua morte il giorno prima della terza udienza del suo processo nelle aule di piazzale Clodio - Bochicchio  era agli arresti domiciliari - oltre che la dinamica ancora non chiarita dell'incidente, potrebbero portare all'apertura di un inchiesta da parte della Procura di Roma.

 

 

Bochicchio ha perso il controllo della moto che poi è finita contro un muro e poi si è incendiata uccidendolo? Oppure la moto, dopo essere esplosa, è finita contro un muro? Domande per ora senza risposta. Così come non c'è ancora una spiegazione per il fatto che Bochicchio, ai domiciliari perché malato di diabete, non fosse a casa. Per questo gli inquirenti stanno vagliando anche la sua situazione giudiziaria che lo vede imputato per esercizio abusivo dell’attività finanziaria e riciclaggio avendo, secondo l'accusa, portato via a 34 suoi clienti, oltre 300 milioni di euro. Rivela il Corriere che i magistrati Alessandro Di Taranto e Rodolfo Sabelli, che avevano coordinato gli approfondimenti della Finanza, a breve avrebbero ottenuto una sua convocazione perché le indagini nei suoi confronti non si erano interrotte con l’avvio del processo. Ulteriori elementi, portati dalle parti offese, erano in via di valutazione. Bochicchio avrebbe potuto essere nuovamente arrestato. Quello che la Procura vuole appurare è se vi siano state pressioni psicologiche e ritorsioni. Se insomma il processo abbia rappresentato la coltura per una possibile istigazione al suicidio di Bochicchio. 

 

 

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