Risaie e mucche, il dramma della siccità: "Catastrofe in Italia", cosa svela questa foto
Risaie a secco e raccolti a rischio. A lanciare l'allarme sono i consorzi di gestione e delle associazioni agricole del Piemonte, che nel triangolo Vercelli, Novara e, fuori regione, Pavia controllano il 90% della produzione nazionale. Dopo la richiesta di calamità per l'agricoltura da parte del presidente della Regione, Alberto Cirio, gli addetti al lavoro del settore fanno capire che il tempo è scaduto. Ci sono 15 giorni cruciali per salvare le colture, e le risaie sono in prima fila. Per il Vercellese, la resistenza senza pioggia, termina con «la prima settimana di luglio» sostiene Benedetto Coppo, presidente di Confagricoltura Vercelli e Biella. «Tutto», spiega, «ruota attorno a tre fattori: le precipitazioni, il rilascio di acqua dai bacini montani e una deroga al deflusso minimo vitale dei fiumi.
Purtroppo per il riso non abbiamo un piano B».
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«Nella parte bassa del Vercellese», conferma Stefano Bondesan, presidente di Ovest Sesia, l'associazione d'irrigazione che gestisce l'acqua per uso agricolo in un comprensorio di circa 100.000 ettari nei territori del Biellese, del Vercellese e di parte del Casalese, «se non riusciremo a sommergere nell'arco della prossima settimana, potrebbero essere compromesse diverse decine di ettari di risaie». Peggio ancora, se possibile, il quadro tracciato dall'Est Sesia, il Consorzio di irrigazione e bonifica più grande d'Italia.
«Il compartimento dove operiamo», afferma il direttore, Mario Fossati, «è al centro del triangolo della risicoltura tra Piemonte e Lombardia. In questo momento riscontriamo una riduzione dell'apporto idrico tra l'85 e il 90%. Operiamo cioè con il 15% diquanto necessiterebbe».
SPERANZA O CONDANNA?
Un filo di speranza c'è. Negli ultimi giorni c'è stato un leggero aumento dell'acqua della Dora Baltea, dovuto ad un ulteriore innalzamento delle temperature che hanno portato allo scioglimento di residui di neve sulle cime della Valle d'Aosta. Forse per qualche giorno si risalirà al 20%. Ma se il caldo può aiutare il riso a resistere qualche altro giorno, per gli allevamenti, invece, potrebbe essere il colpo di grazia. A soffrire, infatti, ci sono anche gli animali. Le mucche con le alte temperature stanno producendo per lo stress fino al 10% di latte in meno e a preoccupare è anche la mancanza del foraggio per l'alimentazione a causa dell'assenza di precipitazioni che in certe zone ha tagliato di 1/3 le rese.
La Coldiretti evidenzia lo stato di emergenza per il forte calo delle rese produttive di tutti i raccolti agricoli lungo la Penisola che in alcuni casi sono addirittura dimezzati con cali fino al 50% «Una emergenza nazionale che», sottolinea la Coldiretti, «riguarda coltivazioni ed allevamenti travolti da una «sono già scattate le contromisure anti afa nelle stalle dove gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi meno caldi».
LE POLEMICHE
Ma l'allarme è un po' ovunque. Dall'Emilia Romagna al Veneto, fino a Piemonte e Lombardia. «Ho dato disposizione di valutare la riduzione del livello dell'acqua del Naviglio nella Darsena per fornirla ai nostri agricoltori», ha detto ieri il sindaco di Milano Beppe Sala. E tutti i governatori ormai chiedono che sia proclamato immediatamente lo stato di emergenza. Mossa che Stefano Patuanelli sembra in procinto di fare. «Credo sia inevitabile decretare uno stato di crisi. Abbiamo intere aree del Paese ed europee che non vedono pioggia da mesi», ha detto il ministro dell'Agricoltura, che viene comunque bersagliato dalle critiche. «Non bastano le parole, occorrono i fatti: un decreto e i soldi», si legge sull'account Twitter della Lega.