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Torino, mister machete? Dito medio ai giudici che lo liberano e la scoperta-choc: imbarazzo in magistratura

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Marco Bardesono
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Una giustizia che funziona a "rate", che giorno per giorno si rende conto degli errori commessi solo qualche ora prima e che tenta di porvi un improbabile rimedio o che finge di non accorgersi di nulla e in aula mette in scena una rappresentazione surreale.

Ad esempio, l'uomo del machete di Torino, scarcerato e tornato ieri di fronte al giudice perché accusato di lesioni e per il quale si era avanzata la giustificazione di una presunta malattia mentale, in realtà sembra essere sanissimo, mentre a suo carico sono emersi, a scoppio ritardato, una serie di precedenti.

 

Hamza Zirar, questo il nome del 28enne di origini marocchine, è stato fermato dalle forze dell'ordine ben dodici volte in un anno, tra Torino e Milano, ed arrestato, soltanto nell'ultimo mese, ben quattro volte. Inoltre, a carico dell'indagato c'è pure un ordine di espulsione del prefetto di Milano, emesso nel luglio del 2021, a cui il 28enne, irregolare in Italia, non ha, evidentemente, mai ottemperato. Libero, dunque, di circolare nel nostro Paese, come se nulla fosse successo.

LUNGO ELENCO
L'elenco piuttosto cospicuo dei reati che avrebbe commesso negli ultimi mesi, tra furti, ricettazioni, resistenze, invasione di edifici, interruzione di pubblico servizio, è stato letto ieri, a margine della seconda udienza per direttissima a carico del marocchino irregolare. Non è però mai stata formalizzata nel processo, né ieri né durante la scorsa udienza, il possesso del machete. Nessuno, durante l'udienza, che ieri è stata rinviata a luglio, ha chiesto che venisse contestato anche il porto abusivo di armi. In questo caso un machete lungo 45 centimetri e con il quale, pochi giorni fa, ha speaventato non pochi cittadini a Torino.

All'udienza l'imputato si è presentato e ha mostrato il dito medio in aula, verso l'alto, più volte, all'indirizzo di pubblico e magistrati. Un segno di disprezzo che però sembra non aver sortito nessun effetto. Nessuno, infatti, lo ha richiamato, nonostante l'udienza fosse in corso, nemmeno il giudice Piergiorgio Balestretti che, poco prima che l'udienza cominciasse, parlando informalmente con la pm, aveva criticato l'operato degli organi di informazione, esclamando: «Hanno scritto che l'imputato ha terrorizzato tutti col machete e che io l'ho scarcerato, roba da matti».

 

L'udienza è iniziata ed è stata subito rinviata dopo l'audizione di un solo testimone. Si tratta del titolare del bar "New York" di corso Giulio Cesare (l'aggressione era avvenuta di fronte al locale e a una scuola media), che ha raccontato quel che ha vosto.

IL TESTIMONE
«Quel giorno uscivano i bambini da scuola, la strada era affollata quando quella gente ha lanciato di tutto, ed è passato quello che impugnava il machete. Il giorno dopo sono passati di nuovo davanti al mio locale e ne ho riconosciuto uno, era quello che veniva inseguito il giorno prima dall'imputato». Una fonte, che vuole rimanere protetta, perché vive nel quartiere e che ha assistito alla rissa, ha rivelato: «Hanno lottato perché sono tutti spacciatori, non malati psichiatrici».

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