Papa Francesco pacifista? "Alimenta la propaganda putiniana": ecco perché non piace più a sinistra
Il Papa ripete "fermatevi!" ai belligeranti e chiede protezione per tutti i popoli alla Regina della pace: domani guiderà, dalla basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, la preghiera del Rosario in collegamento con i maggiori santuari mariani del mondo, a cominciare da quello della Madre di Dio di Zarvanytsia, in Ucraina. Avrà accanto a sé anche una famiglia ucraina in rappresentanza delle popolazioni che più soffrono per le guerre. Di illuminare le menti sull'insensatezza della guerra c'è assoluto bisogno perché è chiaro che - come il Pontefice sottolineò dopo Pasqua - non ci sarà nessun vincitore: ci saranno solo macerie. Materiali, economiche, morali e umane. Questo monito, che due mesi fa potevano ritenere pacifismo irrealistico, oggi s' impone a tutti come un'evidenza. Pure nei governi si fa strada, sempre più, la consapevolezza che la guerra non è la soluzione, ma il problema. Lo hanno ripetuto personalità diversissime come Kissinger, Berlusconi e De Benedetti. Ma alcuni attaccano il Papa per la guerra in Ucraina e sono di parte "progressista". Anche altri catto-progressisti lo attaccano dalla Germania per diversi loro temi, ma la pace fino a ieri sembrava un tema di sinistra. Oggi non più. Il blog della rivista catto-progressista Il Regno ha titolato l'intervista di Francesco al Corriere della sera così: «Come il Patriarcato di Mosca ha "arruolato" il Vaticano nella guerra». Inoltre Il Foglio (ultra-atlantista e ormai piddino) di Ferrara e Cerasa esulta per la lettera, pubblicata nel sito di Micro mega di Paolo Flores d'Arcais, scritta da «alcuni teologi progressisti». I quali accusano il Pontefice perché il patriarcato ortodosso di Mosca "manipola" le sue parole. Essi quasi "intimano" al Papa di «smettere di produrre azioni e dichiarazioni che possono essere interpretate per alimentare la propaganda russa e fare dichiarazioni molto chiare e inequivocabili». In realtà il Papa ha condannato con parole durissime l'invasione russa dell'Ucraina, di cui ha baciato la bandiera insanguinata. A Mosca si sono alquanto irritati per certe sue dichiarazioni. Dopodiché non si può certo imputare a lui ciò che fa la propaganda russa. Eppure il direttore del Foglio, che evidentemente vorrebbe un Papa "sacrestano" di Biden, rilancia quella lettera arrivando ad affermare: «È Papa Francesco, negli ultimi mesi, ad aver offerto, agli utili idioti del putinismo italiano una pezza d'appoggio importante per poter sostenere che le responsabilità della guerra in Ucraina siano non solo della Russia, ma anche della Nato».
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GLI ATTACCHI
Il Foglio accusa il Papa perché «non si percepisce come occidentale». In effetti il Papa è (e deve essere) cattolico, cioè universale, non "occidentale". Ma questo basta ai "foglianti" per accusarlo di «antiamericanismo e antimperialismo». Attaccano inoltre il Papa perché ha usato «parole molto dure contro il riarmo», condannando l'aumento delle spese per armamenti dei paesi Nato. Doveva forse benedire i bombardieri e le atomiche? Francesco - a differenza del Foglio ferrariano - difende la sacralità della vita umana sempre: sia condannando la guerra, che condannando l'aborto (anche nei giorni scorsi ha ringraziato pubblicamente i pro-life convenuti a Roma). Mentre a Sinistra, magari, c'è chi condanna la guerra, ma approva l'aborto. Progressisti liberal e neocon - in America e in Italia - marciano uniti sotto la bandiera della Nato con la pretesa di insegnare al papa che la dottrina cattolica ammette la cosiddetta "guerra giusta". Lo fanno però citando autori di secoli fa, quando la guerra era tutt' altra cosa e non poteva provocare, come oggi, lo sterminio di popoli e addirittura dell'intera umanità.
L'ENCICLICA
Invece Francesco ha raccolto la riflessione della Chiesa (e dei suoi predecessori) dopo la Seconda guerra mondiale e dopo Hiroshima (oggi ci sono nel mondo 13 mila ordigni atomici e si parla di possibile ricorso a tali armi nella guerra in corso: l'Europa avrebbe 10 minuti di vita). Dunque ha affermato nell'enciclica "Fratelli tutti" che di fronte «allo sviluppo delle armi atomiche, chimiche, biologiche, [...] non possiamo più pensare alla guerra come soluzione, dato che i rischi saranno probabilmente sempre maggiori dei suoi presunti benefici. Alla luce di ciò oggi è molto difficile sostenere i criteri razionali elaborati in altri secoli per parlare della possibilità di una "guerra giusta"». I catto-progressisti dovrebbero ricordare che lo scriveva già nel 1965 don Lorenzo Milani: di fronte alla minaccia nucleare, «la guerra difensiva non esiste più. Allora non esiste più una "guerra giusta" né per la Chiesa né perla Costituzione».
LA DOMANDA
E i conservatori devono sapere che già prima, nel 1958, lo affermava il simbolo della Chiesa conservatrice, il card. Ottaviani: «La guerra dev' essere assolutamente proibita. Oggi non possono mai verificarsi le condizioni che teoricamente potrebbero rendere una guerra giusta e lecita. Inoltre, bisogna aggiungere che mai può esserci una causa di tale natura o importanza da potere essere considerata proporzionata a tanti mali, a tante carneficine, a tante distruzioni, a tanta rovina dei valori morali e religiosi. Perciò, in pratica non sarà mai permesso dichiarare una guerra. Anzi, non si potrà nemmeno intraprendere una guerra difensiva, se l'autorità legittima cui spetta deciderenon possiede, con la certezza della vittoria, argomenti sicuri per dimostrare che il bene procurato al popolo da questa guerra difensiva è superiore ai mali immensi che da questa guerra deriveranno a quello stesso popolo e alla terra intera». Gli ucraini oggi si difendono dall'invasione, il Papa li comprende e abbraccia le loro sofferenze. Ma la guerra in Ucraina si poteva (e si doveva) evitare prima del 24 febbraio e non lo si è voluto fare. Perché? Questo è il punto da capire per fermarla e per scongiurare il suo allargarsi a una guerra mondiale. Poi, sperabilmente, per costruire (come si cominciò a Pratica di mare) quella pacifica sicurezza europea dall'Atlantico agli Urali che sognava Giovanni Paolo II.
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