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Monsignor Zuppi, "le prove di Papato". Voci-terremoto dal cuore del Vaticano: cosa c'è dietro la scelta di Bergoglio

Renato Farina
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Alla fine è arrivata dal Papa una scelta forte per guidare la Chiesa italiana. Presidente della Conferenza episcopale italiana è da ieri il cardinale di Bologna, Matteo Zuppi, 66 anni. Una opzione rischiosa. In realtà tipica di questo Papa, che spesso si vanta della sua astuzia, ma poi cede all'impeto dello Spirito Santo. In molti ritenevano che Bergoglio non avrebbe giocato questa carta. Gli consigliavano di lasciar crescere il virgulto in Diocesi, di far sì che tutte le Chiese del mondo avvertissero il suo potenziale universale, e lo tirassero fuori come una perla intatta dalla piccola conchiglia emiliana. Esporlo o no? Il pericolo che era stato fatto presente al Pontefice, e che anch' egli covava in sé stesso, era di bruciare sulla fascina decadente della Chiesa italiana il jolly per la sua successione che sia la più serena possibile. Bergogliana ma inclusiva. Zuppiana appunto. Per questo pareva orientato a scegliere come capo della Cei il cardinale di Siena Paolo Lojudice, un tipo di pastore-parroco, alla mano, senza pretese di saperla lunga in fatto di cultura e di politica, ben voluto dalla città e dagli altri vescovi. Secondo lo statuto particolare della Cei, differente da tutte le altre Conferenze episcopali, essendo il Papa anche Primate d'Italia, al Vescovo di Roma viene sottoposta una terna di candidati, i più votati dall'assemblea generale dei colleghi. Era in testa Zuppi, secondo l'arcivescovo di Modena, Erio Castellucci, che però non è cardinale, terzo Lojudice...Castellucci si è subito ritirato perché, proprio alla vigilia delle votazioni, il Papa aveva bocciato la sua candidatura per la presidenza: «So che è un bravo vescovo e che è il candidato di Bassetti (il presidente uscente, ndr) , ma io preferisco un cardinale». Castellucci irritato pare abbia detto: «Che votiamo a fare, allora, se ha già scelto?». Pungolato da questa malizia, Francesco ha accettato la regola della maggioranza. Viva Zuppi! Ciao Lojudice! E così, inaspettatamente questa nomina italiana acquista un senso più vasto. Diventa (anche) uno stress test per il Papato. Non che Zuppi lo desideri, ma è così per la logica delle cose.

 

 

 

TANTE ASPETTATIVE

Avrà capacità di governo, carisma, tenuta psichica e incisività sociale con la politica? Restituirà peso ad un mondo che rotola leggero come una piuma, rispettato, persino vellicato, ma in fondo senza ottani nel motore, satellite pallidissimo di Francesco, che non ha mancato di far presente il suo scontento per il ritardato e pigro avvio del cammino sinodale e per il titubante confronto con il tema degli abusi sessuali del clero? Aspettative ne suscita tante. Di certo discuterà con Cesare, chiunque si candiderà per diventarlo nei prossimi mesi di campagna elettorale. Tutti scommettono lo farà da sinistra. Il suo curriculum lo segnala infatti come fondatore con Andrea Riccardi della Comunità di Sant' Egidio, che - al di fuori ma anche dentro le mura vaticane - è oggi l'unica lobby cattolica davvero influente nel gran teatro del mondo. Eppure guai a ingessare Zuppi come una statuina progressista rosso porpora. Non si lascia incasellare. Ho un aneddoto da raccontare che rompe il cliché di vescovo rosso, mandato a Bologna per contrastare la sequenza di cardinali considerati conservatori, da Giacomo Biffi a Carlo Caffarra. Mai si è contrapposto ad essi: lo hanno fatto i giornali al momento della nomina, provvedendo a fissarne un'immagine cattocomunista presso i fedeli e il clero, così da dividerli in fazioni. Sbagliato. Ha saputo fare il contrario. Ho detto aneddoto, ma forse è catalogabile piuttosto come un fioretto francescano. Un caro amico, giovane docente universitario, e la moglie erano sposi considerati sterili dai medici, irrimediabilmente. Dopo la morte del cardinal Caffarra, cui erano molto legati, chiesero a lui la grazia di concepire un figlio. Contro ogni ipotesi di scienza accadde davvero. Essi si recarono allora dal cardinale Zuppi, che li ricevette subito, senza alcuna preclusione per chi amava il predecessore, che - come Zuppi sa - tanto ha fatto per i poveri e per gli operai. Gli raccontarono i fatti, seccamente commossi. «È certo un miracolo del Cardinal Carlo», esclamò Zuppi. Saputo che sarebbe stata una bimba, disse loro: «Sono certo che la chiamerete Carla». Carla oggi è un fiore. Ovvio: nessuno qui vuole discutere la vulgata che politicamente abbia più a cuore la sinistra della destra, sarebbe scoprire l'acqua calda, data la provenienza. Ma Sant' Egidio o no, Zuppi non taglia fuori nessuno, non selezione interlocutori a partire dalla prevalenza dei globuli rossi su quelli bianchi o verdi o blu. È uomo profondamente inclusivo. Durante le recenti regionali, la porta del suo episcopio era aperta ai leader di qualsiasi partito. Bussi? Lui apre. Ne capisce di politica, eccome, non è vissuta da eremita nel deserto dei Gobi. Ha ricevuto i capi della sinistra, e si è intrattenuto cordialmente e litigiosamente- non le manda a dire- con Matteo Salvini e Licia Ronzulli.

 

 

 

AMORE PER TUTTI

Il metodo Zuppi è questo: «Ciascuno deve sentirsi amato dalla Chiesa». E questo vale sia nel sacro recinto dei fedeli, sia in quello della politica e dell'impegno culturale e sociale. Arrivando in quella che i telecronisti di una volta chiamavano la città felsinea ha deciso di porre gesti di unità continuando dall'altro versante, quello di sinistra, il lavoro che Caffarra aveva iniziato sull'altro lato del perimetro, tesi entrambi a impedire l'esplodere di una guerra di fazioni tra tradizionalisti e modernisti. Zuppi ha deciso di fissare la sua dimora nella casa del clero, scavalcando la logica del destra-sinistra, almeno davanti a Gesù Cisto. Si è fatto coinquilino di vecchi preti, spesso malmessi, la gran parte dei quali su posizioni in rima con quelle di Biffi, poco amiche del comunismo ma anche del Risorgimento. Ha conquistato tutti. Ha saputo fare unità, dopo essere stato accolto come un campione dei ghibellini contro i guelfi. Non ci sono più muri di Berlino che attraversano San Petronio. Ha ripreso a Bologna la lezione del cardinale Angelo Scola a Milano. L'uno di provenienza di Sant' Egidio, l'altro con le stigmate di Comunione e liberazione, ma avendo come missione l'unità evangelizzatrice e l'incisività sociale. Ha fatto specie nell'agosto scorso la decisione di Zuppi di concedere ai tradizionalisti di continuare a celebrare le messe nel latino di San Pio V, mentre altrove vescovi troppo zelanti hanno costretto senza misericordia all'esilio i cultori del "vetus ordo". Ora vedremo come il cammino sinodale e collegiale, che Zuppi ha dichiarato di voler portare avanti alla Cei, in obbedienza al Papa, si dipanerà. Di certo il suo modo di obbedire e di interpretare il magistero di Francesco non somiglierà a quello che caratterizza altre conferenze episcopali, come quella tedesca. Si farà molti nemici. Come oggi, inaspettatamente sta capitando a Francesco, criticatissimo da sinistra in Germania e in America per le sue posizioni su aborto, Lgbti+ e guerra. Sarà una prova di pre-Papato molto dura per Zuppi. Auguri.

 

 

 

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