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L'Aquila, la verità sul bimbo investito all'asilo: cosa è successo davvero sulla macchina parcheggiata

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"Un errore umano, la marcia tolta inavvertitamente". Sarebbe questa la causa della morte di Tommaso D'Agostino, di 4 anni, travolto insieme ad altri cinque bambini che giocavano nel cortile della scuola materna Primo Maggio a Pile, frazione dell'Aquila da una Volkswagen Passat fuori controllo. È quanto è emerso dal drammatico interrogatorio di ieri 20 maggio della donna di 38 anni, di origine bulgare come conferma Francesco Valentini, l'avvocato difensore della signora, madre di tre figli, due gemelline che era andata a prendere all'asilo e un bambino di 12 anni rimasto ferito alla testa. Ad ascoltare la donna, sono stati il pm Stefano Gallo, il difensore Valentini e gli investigatori della Squadra mobile della questura dell'Aquila. 

 

 

La donna ha ribadito quanto aveva già dichiarato, ovvero di aver tentato di frenare la macchina con le mani, senza riuscirci. Nell'auto parcheggiata era rimasto il figlio dodicenne. "Mi ha avvertito mio figlio gridando 'mamma!'", avrebbe detto la donna in lacrime ai giudici. Il ragazzino si è poi buttato dalla macchina in corsa. Anche la donna ha rischiato di essere travolta dalla sua macchina "e solo alla fine mi sono dovuta scansare", avrebbe detto agli inquirenti.

 

 

"Ricordo quando ho parcheggiato di aver inserito la prima marcia ma non il freno a mano". Si è trattato in alcuni momenti di un interrogatorio davvero drammatico, durante il quale si è detta "disperata", assieme a tutta la famiglia per il dolore provocato per la morte del piccolo Tommaso e il ferimento degli altri cinque bimbi. Sempre in lacrime, la 38enne, che è indagata per omicidio stradale, ha confessato che "mi ha detto mio figlio di aver inavvertitamente tolto la marcia. Mio figlio si è anche ferito nel gettarsi dall'abitacolo".

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