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Alpini molestatori? La giornalista che ha denunciato non esiste: lo scandalo, chi è davvero questa donna

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Francesco Specchia
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J.L Borges, reduce dalle sue Finzioni, ne rimarrebbe ammirato. La scena è d'una ferocia rara (e esilarante): tre alpini - ovviamente al solito raduno dionisiaco di Rimini - invasati dalla grappa si accaniscono su una candida ragazza no vax di passaggio. La spingono a forza in un hub e, trasfigurati, invece di violentarla, la vaccinano. Immaginatevi le penne nere che sfoderano siringoni di Pfizer dal chiaro simbolismo fallico contro la minoranza sanitaria. Ah, giusto per gustarsi i dettagli: la ragazza si chiama Sossella Lage, "indossava una maglietta con la scritta "fiera di non essere vaccinata", ha denunciato di essere stata presa con la forza"; e l'inevitabile commento alla notizia è "si fa sempre più inquietante il quadro delle molestie relative al raduno degli Alpini". La suddetta scena, con tanto di virgolettati di denuncia, viene evocata dal post di Beatrice Juvenal, sedicente "giornalista indipendente" da 500 followers su Facebook che fa girare il suo post - assieme alla sua foto di ragazza acqua e sapone da pubblicità della Topexan sotto il cartello "No Vax" - assieme a un curriculum abbastanza stitico. Peccato che Beatrice Juvenal non esista.

 

 

LE COSPIRAZIONI
Eppure Juvenal affolla la Rete con i suoi racconti che mandano in sovreccitazione complottisti, putiniani, cospiratori della "dittatura sanitaria" e del pregiudizio antioccidentale. È Beatrice ad aver inventato la storia di Magon d'Aloia (una fantasia ineffabile per i nomi) il 17enne "sospeso dal liceo scientifico 3 giorni per aver fatto un tema contro la dittatura sanitaria. Abituano le giovani menti all'implementazione del pensiero unico dove i trasgressori vengono puniti, infamati ed emarginati poi dal branco", scrive appunto la cronista fantasma. E' Beatrice ad aver raccontato la tragica storia di "Giulia, 19enne entrata nel supermercato Maxisconto a Le Fornaci di Beinasco (To) senza mascherina come previsto dalla legge" e, nonostante ciò, la giovane viene "picchiata selvaggiamente" per poi versare "in gravi condizioni all'ospedale San Luigi di Orbassano".

Ed è sempre Beatrice, la nostra cantastorie inesistente, a denunciare la vicenda del bambino "Matteo Iannini, 2 anni e mezzo, non aveva mai praticamente vissuto senza mascherina. Viene obbligato giorno e notte ad indossarla da genitori con manie ipocondriache". Cioè: piccolo Matteo sarebbe stato praticamente segregato in una cantina con la mascherina incollata al volto, come il protagonista della Maschera di ferro; al punto che i vicini non l'avevano "mai visto in faccia". Naturalmente trattasi una serie impressionate di balle colossali, di vaporose menzogne. Tutte, peraltro, scoperte dal sito di Enrico Mentana Open che - forte di un ottimo sistema di factchecking, di controllo dei fatti - ha spinto il suo algoritmo di verifica e smascherare sia le notizie tarocche sia il loro autore. E Beatrice Juvenal risulta quindi il frutto di una simulazione facciale estratta dal portale thispersondoesn'exista.com, ossia un'invenzione dell'ingegnere Philip Wang pensato inizialmente per addestrare le intelligenze artificiali a riconoscere i volti.

 

 

Il caso Juvenal è solo la punta dell'iceberg della disinformazione sistematica e dell'ossessiva creazione di fake. Ricordano le invenzioni letterarie del Pierre Menard del già citato Borges anche le figure di Vladimir Bondarenko, un ex ingegnere aeronautico e blogger di Kyiv che pubblica su Ukraine Today contenuti particolarmente critici verso le autorità dell'Ucraina. E quella di Irina Kerimova, caporedattrice dello stesso sito web nonché insegnante di chitarra di Kharkiv, la seconda città più grande del Paese, e impegnata anche lei nella propaganda anti-ucraina. Volti da fotomodelli, prosa d'attacco e menzogna come stile di vita: i due naturlamente non danno prove della loro esistenza. Non che la creazione di scrittore o giornalisti fittizi sia una novità. Gli studiosi delle fake e del cosiddetto "giornalismo reticolare del web" (dove le news del Washington Post si aggrovigliano sullo stesso piano di lettura delle bugie dell'ultimo pirla) conoscono bene le storie di grandi autori realmente inventati. Come, per esempio, Aleksandr Zavarov (nome ispirato al calciatore sovietico nella Juventus anni 80). Noto per il bellissimo libro Quarto di libbra con Vodka, storia con valenze autobiografiche scritta sul finire degli anni' 80.

 

 

CASO ZAVAROV
Zavarov è un ex-giocatore di hockey su ghiaccio; "e lo sport gli ha dato la possibilità di conoscere il mondo occidentale, causandogli problemi politici e la conseguente fuga dall'Urss, per andare in esilio in Canada". "La sua storia personale è un po' un mix fra quella di Nabokov e quella di Solgenitsin, ma le maggiori similitudine letterarie le ha con Erofeev e Pelevin" scrive di lui qualche presunto critico letterario del web. Un altro personaggio a Zavarov accostabile è "Shimon Halfin, il Celebre Scrittore Israeliano, la cui storia tragica narra di suo fratello che "fu prima ostaggio e poi vittima di Settembre Nero, era uno dei nove atleti morti alle olimpiadi di Monaco". Naturalmente, ogni cosa è immaginata, ogni dettaglio il frutto di una potente credulità. Sta diventando una prassi. Certo, con Beatrice Juvenal siamo arrivati ad altissimi livelli di sofisticazione. La vedremo in qualche talk show, anche se non esiste...

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