Ucraina, "armi a Kiev secretate"? Una foto ci smaschera: ecco cos'ha spedito il Comando diretto da Figliuolo
Anche l'Italia manda armi in Ucraina. La lista, però, è secretata per motivi di sicurezza. A svelare cosa inviato al governo di Kiev è il sito di Nicola Porro. Sulla Zuppa di Porro viene citato un foglio di spedizione nelle mani dei separatisti russi. Quest'ultimo sarebbe datato 11 marzo, con indirizzo e numero di cellulare del mittente. "Quel mittente che trova forma nel Quartier Generale del Comando operativo interforze, diretto dal Generale Figliuolo. La prova - si legge - sarebbe una cassa di munizioni per mortaio di produzione italiana proveniente dall’aeroporto militare di Pisa".
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Nell'articolo a firma di Bianca Leonardi viene citata una fonte del Donbass, la quale riferisce dell'uso del palazzo dell'Ocse da parte delle forze ucraine. E ancora, è la testimonianza: "Negli uffici, oltre a molti documenti lasciati in città dall’organizzazione, sono state rinvenute casse di munizioni con scritte in italiano. È difficile credere che siano armi importate in Ucraina tramite i canali Osce. Si tratterebbe di munizioni giunte a Kiev via Polonia a marzo, e finite a Mariupol quando ormai la missione internazionale aveva già abbandonato il Donbass. È possibile che gli uffici Osce siano stati usati come punto d’appoggio per i militari ucraini, come avvenuto con praticamente la maggior parte degli edifici della città". A corredo, per confermare la tesi del separatista, alcune foto.
Intanto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha condiviso al Copasir "i contenuti del secondo decreto interministeriale che autorizza la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell'Ucraina, sui quali il Comitato ha convenuto con il governo nella apposizione del vincolo di segretezza, e gli esiti della riunione svoltasi nella base americana di Ramstein in Germania lo scorso 26 aprile con la partecipazione dei Paesi alleati nel sostegno al governo di Kiev". Vincolo di segretezza, come spiegato prima, legato al timore di un'escalation.
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