Dio Padre mandò Cristo all'inferno: il mistero, perché Gesù è resuscitato solo il terzo giorno
Anticipo il tema. La Pasqua è la Resurrezione. E questo lo capiamo tutti, credenti o no. Ma che aveva da fare Gesù Cristo il Sabato Santo? Aveva una missione anche da cadavere. Sul serio. Ma tutto questo è, tra i dogmi, il meno esplorato dal popolo, fedele o infedele che sia. Lo recita il Credo: «Discese agli Inferi». Ma a far che? Il Credo non lo dice, e neppure il Vangelo. Ne parla in modo simbolico l'Apocalisse, lo raccontano i padri della Chiesa, in particolare San Gregorio Magno, così almeno dicono le enciclopedie. Quando il corpo di Cristo sta nel sepolcro, il suo spirito se ne va. E dove? Non in Paradiso, non a gustare il premio del suo sacrificio, ma negli inferi. Diciamo pure all'inferno. Porta lì il suo cadavere, è lo spirito di un morto, con il corpo in necrosi.
A spingere ad occuparmene c'è una coincidenza che muove una sana curiosità proprio il mistero più misterioso del cristianesimo. Ieri, com' è noto, Benedetto XVI ha compiuto 95 anni: giusto il Sabato Santo. Ha ricevuto migliaia e migliaia di biglietti d'augurio. Io qui gli invio il mio. Ma insieme ad alcune domande. Chi più di lui può rispondervi? Non solo perché Papa emerito e grande teologo, ma perché c'è un destino nelle date: quando Joseph Ratzinger nacque, il 16 aprile del 1927, era giusto il Sabato Santo. Impossibile non abbia dedicato mente e cuore, con la sua logica incantevole e la purezza dei sentimenti, a questa circostanza storica precisa. Il giorno e mezzo in cui Gesù giacque nella tomba.
QUEL SABATO DECISIVO
Mi rendo conto. La mia domanda è da bambini. $ da quand'ero chierichetto che me la rifaccio. Perché? Che roba è questo Sabato Santo? Lo si vive come una mezza festa, si prepara la primavera della Pasqua. Ma non lo vissero così gli apostoli. E neppure Gesù stesso. Stava malissimo quel Sabato che ancora non si sapeva sarebbe stato Santo: credo abbia sofferto più ancora che il Venerdì.
Era proprio necessaria quella discesa, che abbiamo visto accadere a Don Giovanni nell'opera di Mozart, o è stata appunto un'esibizione un po' melodrammatica? Era già morto, la sua Croce compiuta, ci aveva salvati, invece non si è accontentato ed è sceso agli inferi. A fare che? E perché ci ha messo tutto questo tempo a scendere e a salire? Perché è risorto il terzo giorno e non il secondo? (Non dico dopo un'ora, altrimenti il suo corpo non avrebbe sperimentato il rigor mortis e neppure la necrosi. Il Figlio di Dio non sarebbe stato cioè fino in fondo, fino alla feccia, uomo, e chissà quanti avrebbero parlato di morte apparente - lo fa il Corano -, e dunque più di risveglio che di resurrezione). Ratzinger credo proprio abbia riflettuto su tutto questo sin da piccolo. Nato e battezzato in quel giorno: lo definirà da Papa «una terra di nessuno» tra la morte e la resurrezione: Egli sostiene che somiglia in tutto e per tutto al nostro tempo, alla condizione umana che ha sperimentato il genocidio, il Gulag e Hiroshima: il silenzio di Dio. $ impotenza dinanzi al male. O vi si odora la muffa fiorita della Pasqua? Una volta diventato, contro la sua volontà, Benedetto XVI, nella porzione recondita del suo cuore credo abbia compreso, mentre subiva - e peraltro ancora subisce - la persecuzione, la sua missione specifica, in fondo unica: Tu sei il Papa del Sabato Santo, il più misterioso dei giorni nella storia del cristianesimo, quello in cui gli inferi si rivelano nella loro verità di solitudine e morte assoluta, e però ricevono la visita di uno strano cadavere, che spezza le tenebre con la sua forza d'amore.
Il Sabato Santo, come il giorno delle dimissioni, una discesa agli inferi del nascondimento, ma anche della letizia. Questo testimonia Benedetto, successore di quel Pietro che più i tutti misurò l'angosciosa attesa di quel sepolcro pieno di morte e che non si svuotava per troppe ore. Finché lui, traditore come noi, poté dire a Cristo: «Sì, tu lo sai che Ti voglio bene». Gesù spirò ma aspettò un po' a raggiungere il buon ladrone in Paradiso. Sprofondò laggiù, dov' è pianto e stridor di denti, con l'irruenza luminosa di un Dio fatto uomo che ha accettato di essere abbandonato dal Padre e di morire, proprio per andare agli estremi confini dell'essere dove esso si scioglie nel nulla, per ribaltarlo in amicizia e vita. Ha sperimentato fino in fondo la pienezza dei sentimenti d'uomo, per cui non gli è stato risparmiato nulla.
Il Sabato Santo siamo noi, morituri. $ morto e stra-morto il Verbo di Dio fattosi uomo: ha accettato liberamente questo sacrificio di incarnarsi e patire. Ma la discesa agli inferi è stato quasi troppo anche per il Nazareno: ha vissuto la morte come ciascuno della nostra specie la visse e la vivrà, ma in più con il chiodo nel cuore umanissimo di lui che era consapevole di essere Dio ma che ancora non aveva sperimentato la potenza dell'amore che era Lui stesso. Non poteva lamentarsi, ha scelto liberamente quel calice, ma nemmeno Lui sapeva che il suo amore fosse tanto potente da sprofondare fin dove c'è il peggiore dei delinquenti, e scendere più in basso di tutto il male della storia, caricarselo sulle spalle, e vincere: spezzando la morte e la solitudine. Gesù uomo-Dio è capace di altruismo persino nella morte, oltre la morte, nel buio pesto, ci tende la mano, a noi creature morte dentro questo XXI secolo.
LA LEZIONE DI RATZINGER
Non sono cose che mi sto inventando, sto provando a sintetizzare un mistero come lo racconta Joseph Ratzinger, che alcune intuizioni ha attinto dall'amico cardinale Hans Urs von Balthasar, e siccome è mistero non è roba facile. Lo ammette lui stesso. Mi sono letto (almeno credo) tutto quanto prima da cardinale e poi da Pontefice ha detto e scritto sul tema e offre pagine meravigliose. Ma a un certo punto si lascia andare: «Rimane insoluta la questione di sapere che cosa si intende veramente quando si dice in maniera misteriosa che Gesù "è disceso all'inferno".
Diciamolo con tutta chiarezza: nessuno è in grado di spiegarlo veramente». Dalle scritture apprendiamo che risorgerà il terzo giorno. Giona starà nel ventre del gigantesco pesce, al buio, tre giorni. «Vi sarà dato il segno di Giona» dice Cristo nel Vangelo. Vale come profezia per il Messia. Ma a far che finisce in quel ventre? A sperimentare la morte, la necrosi. L'essere cadavere tra i cadaveri. Solidale con gli uomini e con il nostro destino non solo nel morire ma nell'essere morti. Se non avesse fatto quel che ha fatto in fondo al catramoso abisso dell'inferno, la sua resurrezione sarebbe stata un fatto isolato, chi ci dice che non riguardasse solo lui. Invece è andato giù. Per tirarcene fuori. Citiamo Benedetto: «In quel "tempo-oltre-il-tempo" Gesù Cristo è "disceso agli inferi". Che cosa significa questa espressione? Vuole dire che Dio, fattosi uomo, è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta dell'uomo, dove non arriva alcun raggio d'amore, dove regna l'abbandono totale senza alcuna parola di conforto: "gli inferi".
Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui. Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ciò che della morte ci fa più paura è proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci può rassicurare. Ecco, proprio questo è accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio. E' successo l'impensabile: che cioè l'Amore è penetrato "negli inferi": anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori. L'essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è penetrato l'amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell'ora dell'estrema solitudine non saremo mai soli: "Passio Christi. Passio hominis". In seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l'amore» (2 maggio 2010). Tutto è accaduto duemila anni fa in un fragoroso silenzio, dentro quel sepolcro. Il Sabato Santo quest' anno è cominciato per volere di Francesco venerdì alla Via Crucis, quando sulla guerra e la pace non ha detto nulla: ha lasciato parlare la Croce di quel Cristo che moriva e sprofondava giù, negli inferi. Per risorgere.