Covid, boom di positivi post-ricovero, ospedali in tilt: cosa sta succedendo davvero

mercoledì 6 aprile 2022
Covid, boom di positivi post-ricovero, ospedali in tilt: cosa sta succedendo davvero
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La situazione negli ospedali inizia a diventare difficoltosa. "Nel 2021 eravamo riusciti a recuperare quasi tutto quello che avevamo lasciato indietro nel 2020. Poi è cominciata la penultima ondata" di Covid "che ci ha fatto rallentare di nuovo con prestazioni e ricoveri, con un problema in più: tutti i pazienti contagiati si trovano, però, in buone condizioni ma dobbiamo comunque isolarli perché sono positivi. Questo crea problemi perché, se in una stanza normalmente entrano quattro pazienti, in questi casi possiamo tenerne uno solo". Così Dario Manfellotto, presidente della Federazione delle associazioni dirigenti ospedalieri internisti (Fadoi), ai microfoni di Radio Cusano Campus, ha illustrato le difficoltà che si riscontrano nei reparti degli ospedali italiani.

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Si poteva gestire meglio? "Non lo so", risponde. "Abbiamo lavorato davvero in emergenza, con un numero tale di pazienti che ci ha costretti a rivoluzionare i reparti. Pensavamo che creando dei reparti ad hoc dove mettere tutti i pazienti positivi, isolandoli dagli altri, avremmo risolto questo problema, ma ora - spiega - c'è una situazione nuova: i pazienti ricoverati per motivi diversi dal Covid, ad esempio fratture o altro, in alcuni casi risultano positivi". E questo, sottolinea, "ci obbliga a creare un terzo reparto nuovo e, inevitabilmente, crea problemi. Penso che tutti gli ospedali debbano prevedere una 'bolla' che contenga questi 'pazienti grigi' e isolarli dagli altri".

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Secondo il presidente degli internisti ospedalieri "ci vorrà più o meno un anno per recuperare tutte le prestazioni rinviate. Facendo una proiezione in base a quello successo nel 2021 rispetto al 2020, è questa l'idea che ci siamo fatti, sempre che non ci siano ulteriori novità. Finora abbiamo lavorato al 200% e 300%. Questo ci ha costretti a far fronte anche alle difficoltà storiche dell'organizzazione ospedaliera. Il 70% dei ricoverati erano nei reparti di area medica, costringendo i medici ai doppi turni. È stato necessario, poi, raddoppiare i turni di guardia per seguire i pazienti non positivi", riferisce.

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