La città italiana con il record di suicidi: il mistero che sconvolge anche gli esperti
La scelta di Biella come sede dell'Osservatorio Nazionale sui Suicidi non è piaciuta ai biellesi, al vescovo della diocesi monsignor Roberto Farinella e al sindaco Claudio Corradino. Non è cosa di cui andarne troppo fieri, specie perché la città ha il tasso più alto di suicidi del Piemonte, 1,43 per 10mila abitanti, ed è seguita - ma a distanza - da Cuneo (0,99) e Vercelli (0,82). Mentre l'indice della regione è allo 0,83, con un totale di 339 vittime solo nell'ultimo anno. E il tasso nazionale, certificato dai dati Istat, si ferma allo 0,71. I biellesi non negano il fenomeno, almeno in termini percentuali, ma chiariscono: «Per dirla una volta per tutte- spiega Corradino - Biella non è deprimente, sta cambiando molto ed è anche meno "orsa" (che è il simbolo della città), rispetto a prima. Ci stiamo aprendo al mondo e siamo in crescita. Non meritiamo questo titolo», cioè quello della città dei suicidi, che d'altro canto è attestato dai numeri, in effetti difficili da interpretare. Ognuno in città fa quello che può. In Curia, ad esempio, si corre ai ripari nel modo classico indicato da Santa Romana Chiesa, con il digiuno, la preghiera e con una serie di pellegrinaggi nel vicino santuario di Oropa, per affidare la gioventù alla Vergine nera che nel 1600 fece il miracolo, graziando la città dalla peste.
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FASCE D'ETÀ - I numeri diffusi di recente sempre dall'Istat hanno sì individuato i giovani come i più esposti: «In questo momento c'è una certa fascia di età che trova difficoltà a esprimere la propria potenzialità - aggiunge Corradino -, non ci sono discoteche e spesso ci sono polemiche con i residenti, ma è una situazione simile a diverse province italiane», anche se il maggior numero di persone che si sono tolte la vita negli ultimi 12 mesi sono anziani o vittime di forte depressione. Poco prima di Natale ha suscitato sconcerto il suicidio del questore di Biella, Gianni Triolo, che si è ucciso nel suo ufficio. Aveva lasciato due biglietti indirizzati rispettivamente a moglie e figlio, ritrovati sulla stessa scrivania davanti alla quale il dirigente di polizia si era seduto poco prima di spararsi un colpo di pistola alla testa con l'arma di ordinanza. Appunti scritti a mano nella consapevolezza che sarebbero stati gli ultimi e che sono la prova non solo della volontarietà del gesto suicida, ma anche del fatto che fosse stato premeditato, forse a lungo. E proprio in quell'occasione, sua eccellenza monsignor Farinella ebbe a dichiarare: «Il salmo ricorda che un baratro è l'uomo, e il suo cuore è un abisso. La Vergine Maria, Regina del Monte di Oropa, sia luce, conforto, speranza in questo momento così buio».
Un'ombra sulla città sottolineata anche, nel novembre scorso dal fumettista Zerocalcare, che aveva definito Biella (scelta come location per un suo lavoro) come una città «in cui si muore dentro». Parole che avevano suscitato la reazione del primo cittadino: «Sono da sempre un grande cultore del disegno - aveva detto Corradino -, so quanto sia importante come strumento di comunicazione per le denunce sociali, per questo invito Zerocalcare, non solo a venire a Biella ma a prendere la residenza e a farsi testimonial. C'è forse un buco in una certa generazione. Ma la città sta cambiando, non è vero che qui si muore dentro».
NUMERI NAZIONALI - E ora arriva la "tegola" nel senso simbolico del termine - dell'Osservatorio proprio sui suicidi, a malapena digerito dalla città che si sente lontana dagli ultimi numeri diffusi dall'Istat sul fenomeno. In Italia nel 2019, ultimo anno monitorato dall'istituto, coloro che si sono tolti la vita sono stati 3.680, con una incidenza maggiore al Nord. Secondo il rapporto sull'uso dei farmaci, nel 2020 si stimano tre milioni di persone depresse (la depressione è di gran lunga la prima causa di suicidio). La pandemia, poi, avrebbe ulteriormente peggiorato la situazione, si ipotizza che nel mondo, il Covid abbia generato 53,2 milioni di nuovi casi di disturbo depressivo maggiore, con un incremento del 27,6 % rispetto al 2020. In ogni caso, scegliendo Biella come sede dell'Osservatorio, «vogliamo creare un luogo - ha spiegato Raffaele Abbattista, ideatore dell'iniziativa-, dove la consapevolezza generi sensibilità e attenzione e possa sviluppare strumenti utili, perché chi ha paura e soffre, spesso si vergogna a raccontarlo».