Gianluigi Paragone, "i profughi ucraini sì e gli italiani no". Green pass e Ucraina, il legame nascosto
"Non capisco perché il governo stia tenendo a casa personale delle forze armate e della polizia non vaccinato. Idem quello sanitario. I profughi che scappano dalla guerra in Ucriana non possono essere rispediti a casa perché sprovvisti di green pass o perché privi di copertura vaccinale né possono essere costretti a farlo in caso di rifiuto; per loro infatti vale il controllo attraverso il tampone. La guerra è più drammatica del virus e non si può pensare appunto di penalizzare i no vax ucraini, per quanto la lotta ai resistenti al vaccino fosse raccontata col linguaggio della guerra". Lo scrive Gianluigi Paragone sulle colonne del Tempo.
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"Se dunque occorrerà affrontare la situazione emergenziale dei profughi con personale di pubblica sicurezza e personale sanitario, come può, lo Stato, permettersi di tenere a casa questi lavoratori? Il personale delle forze dell'ordine serve per montare la situazione dei profughi, quello sanitario per fare i tamponi e altro. Faccio un esempio: di fronte al trauma della guerra si può tenere a casa uno psicologo solo perché non ha fatto il vaccino? Io penso di no. Allora che bisogna fare? Se proprio ci tengono, si controllerà questo personale finora discriminato e tenuto sospeso con il tampone, pagato dallo Stato. Ripeto: se vale per i profughi deve valere anche per i lavoratori", ribadisce Paragone.
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"Nelle città arriviamo al paradosso di agenti impiegati nel controllo del green pass e a fare multe in caso di violazioni piuttosto che fare quel che i cittadini si aspettano da loro: rendere le città sicure dai balordi. Le assurdità e i controsensi legati ai drammatici risvolti della guerra non si fermano qui. Prima dello scoppio della stessa, i cittadini venivano multati se organizzavano aperitivi di protesta contro il green pass; ora invece è possibile adunarsi per urlare no alla guerra. Bellissimo, ma le manifestazioni o per dirla con il loro linguaggio gli assembramenti non cambiano se si rivendicano i diritti e libertà o se si chiede a gran voce la pace", conclude Paragone.