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A dirla con una parola soft si chiama "autocoscienza". Ad esser più truci un gran casino. È il solito racconto dei distinguo, delle divisioni, di chi va da una parte chi dall'altra. Insomma, il variegato mondo della sinistra che non si ritrova manco nel chiedere lo stop alla guerra in Ucraina. Nell'auspicio di tappare le bocche ai cannoni son tutti d'accordo. Però c'è quel particolare lì, non da poco, ossia che l'Italia, come l'Europa e gli Usa, sta mandando armi agli ucraini per resistere allo schianto russo. E qui si è scatenato il caos. Così la manifestazione di oggi a Roma, che da Piazza della Repubblica partirà in un corteo fino a Piazza San Giovanni, si trasforma in un calvario culturale e politico. A promuoverla è la "Rete per la Pace e il disarmo". Ed in questo slancio di impegno civile c'è già un romanzo parallelo. Innanzitutto sul testo dell'invito. In una versione iniziale c'era scritto che «dall'Italia e dall'Europa devono arrivare soluzioni politiche e negoziali, non aiuti militari». Poi la parte sugli aiuti militari è stata tolta, proprio per includere il più possibile anche quella parte della sinistra filogovernativa. E però, per dire, ieri in un post fissato nella pagina Facebook della Rete, sempre relativo alla manifestazione, c'era scritto che «la Pace è possibile solo costruendola con il disarmo, la neutralità attiva, la riduzione delle spese militari, il sostegno a forme di trasformazione nonviolenta dei conflitti, l'opposizione alla militarizzazione».
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SLANCIO ANTIMILITARISTA
Insomma, la retorica dello slancio antimilitarista del tutto opposta a come si sta muovendo, oggi, il mondo libero. E di fronte a questo mitragliamento di utopia c'è una vittima ben visibile, ed è l'unità sindacale. Sì, perché la Cgil ha aderito all'iniziativa di oggi, con Maurizio Landini che ne parla con toni entusiasti: «Lavoratori, lavoratrici, pensionati, studenti sfileranno per le strade di Roma». Poi c'è un passaggio di condanna alla Russia. Ma subito dopo dice: «Non è con l'invio delle armi, ma con il negoziato, la diplomazia, la cooperazione, la forza della democrazia e della non violenza che riusciremo a costruire l'Europa di Pace e consentire al popolo ucraino e al popolo russo di vivere in libertà senza oppressori». Un'impostazione generale che non è piaciuta per niente alla Cisl, che infatti si tira fuori.
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«Siamo con l'Ucraina senza se e senza ma», dice il segretario Luigi Sbarra. «Per questo non condividiamo la piattaforma posta a base della manifestazione di domani che resta ancorata al principio, per noi assurdo, della neutralità». Sbarra prosegue: »Qui ci sono vittime e ci sono carnefici. Ci sono invasori e c'è un popolo invaso. Sosteniamo le sanzioni e le misure messe in campo dall'Europa e dal governo a supporto dei profughi, della popolazione colpita». Insomma, niente a che fare con un evento che pare non sia nemmeno così nel cuore della Uil, che come appuntamento clou, oggi, pubblicizza sulla sua pagina Facebook un convegno per celebrare i 72 anni dalla propria fondazione. In piazza, comunque, ci sarà l'Anpi, che nei primissimi giorni dell'invasione russa si era distinta per un meraviglioso scivolone sulle colpe dell'Occidente. Vedremo anche Arci, Acli, Associazione Ong Italiane. E poi Rete degli Studenti Medi e Universitari, che ieri in un comunicato accusava il Parlamento italiano perla decisione «di schierarsi in una guerra assurda e ingiusta». Buonanotte. In mezzo a tutto, come al solito, il Pd. Punching ball nell'ennesima situazione surreale, tra il realismo di governo di cui si fa entusiasta interprete nei Palazzi e le rivendicazioni del "popolo della sinistra" che invece chiede tutt' altro. Come spesso accade.