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Russia, ogni giorno paghiamo 180 tank a Vladimir Putin: perché l'Europa è sotto il tacco dello zar

Sandro Iacometti
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Ci siamo per mesi preoccupati, giustamente, delle nostre bollette. Abbiamo denunciato i super rincari e chiesto più soldi al governo, abbiamo consultato con terrore il bollettino quotidiano delle quotazioni del gas, con il pensiero rivolto al nostro portafogli. A pagare il prezzo della dipendenza energetica del vecchio continente dai fornitori stranieri ora è il popolo ucraino. E non si tratta di quattrini ma, ahinoi, vite umane. Già, perché se è vero che le sanzioni stanno soffocando l'economia russa, che il Paese rischia il default per il blocco delle riserve della Banca centrale e che tutte le grandi aziende occidentali stanno tagliando i ponti con Mosca, c'è ancora un canale finanziario, non trascurabile, su cui Vladimir Putin può contare. Un canale tenuto volutamente aperto dall'Europa per questioni di sopravvivenza. Sono i proventi che arrivano dai miliardi di metri cubi di metano che i gasdotti continuano a pompare nelle nostre centrali. Forniture a cui l'Europa, malgrado il problema si sia posto da mesi, ancor prima che i venti di guerra iniziassero a soffiare, e malgrado gli incessanti annunci di fantomatiche soluzioni alternative, che si sono intensificati nelle ultime settimane, ancora non può rinunciare.

 

 

CARBONE
Certo, ora abbiamo autorizzato la riapertura delle centrali a carbone, abbiamo iniziato a cercare altri fonti di approvvigionamento, andiamo a caccia per il mondo di gas naturale liquido, ma la situazione non è cambiata di una virgola. «Nonostante l'inizio della guerra», ha fatto notare ieri l'eurodeputato lituano del Ppe, Andrius Kubilius, «l'Europa sta ancora comprando gas e petrolio russo pagando con soldi che vanno direttamente nelle tasche di Putin». Vabbé, direte voi, era inevitabile. Forse. Ciò non toglie che mentre continuiamo a fare la voce grossa imponendo divieti e blocchi che dovrebbero mettere in ginocchio la Russia e far capitolare il suo zar, sottobanco, e neanche troppo, continuiamo a riempire gli invasori di risorse fresche. A farci capire cosa significa questo concretamente ci pensa sempre Kubilius: «Un carro armato russo costa circa 1,5 milioni di euro, con i soldi che paghiamo ogni giorno Putin ne può acquistare 180 nuovi».

 

 

TRANSIZIONE ECOLOGICA
Ecco, questo è il prezzo dell'incapacità dell'Europa di vedere oltre il proprio naso, della sua ostinazione nell'inseguire a tutti i costi una nobile quanto devastante transizione ecologica, del non essere stata in grado, per ottusità ideologica, di prevedere gli effetti di un cambiamento dell'offerta senza aver prima lavorato sulla domanda. La mancata indipendenza energetica oraci costringe a fornire a quello che è diventato il peggior nemico dell'Occidente la liquidità per costruire non uno e neanche dieci, ma 180 carri armati ogni giorno. Mezzi blindati pesanti che in queste ore stanno entrando nelle città dell'Ucraina sparando su tutto ciò che gli capita a tiro. Ela beffa è che dobbiamo anche essere grati a Putin per non averci ancora chiuso i rubinetti. Dal valico del Tarvisio (Udine) ieri il gas proveniente dalle russia è defluito normalmente, con 82 milioni di metri cubi sui 300 di fabbisogno giornalieri. Mala situazione potrebbe cambiare da un momento all'altro. Dopo un drastico calo nelle ultime ore, i flussi dal gasdotto Yamal-Europa che dalla Russia attraversa la Polonia e arriva in Germania ieri si sono azzerati. Yamal è solo uno dei 3 gasdotti che Gazprom utilizza per convogliare il suo gas verso l'Europa e da solo vale circa il 10% delle forniture totali provenienti dalla Russia. Se anche gli altri si chiuderanno, cosa succederà? Forse Putin avrà qualche carro in meno, ma noi resteremo al gelo. Ipotesi che, del resto, è tra quelle contemplate dall'Agenzia internazionale per l'Energia per liberarci dal giogo della Russia: ridurre la temperatura dei riscaldamenti di casa. Per carità, se è per salvare delle vite si può anche fare. Ma dover battere i denti perché a Bruxelles hanno pensato che la Co2 fosse più pericolosa dei missili di Putin un po' di rabbia la fa venire.

 

 

 

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