Referendum, bocciata pure la cannabis dopo l'eutanasia: perché per Salvini ora si fa dura. La voce sulla giustizia
Dopo quello sull’eutanasia, la Corte Costituzionale ha smontato anche il referendum sulla cannabis. Un doppio no è un colpo durissimo per milioni di persone che avevano firmato affinché si potesse votare su questioni civili e sociali di grande interesse. Ma non solo, perché il doppio no fa male anche ai promotori dei referendum sulla giustizia, e tra questi quindi anche Matteo Salvini.
Sì perché venendo meno le consultazioni popolari su due temi di forte richiamo alle urne, il quorum per quelle sulla giustizia diventa una chimera. La Corte Costituzionale ha infatti “sminato” i due quesiti che potevano mobilitare più elettori, cioè eutanasia e cannabis, mentre ha ammesso cinque referendum in materia di giustizia. A dare la notizia è il presidente della Consulta, Giuliano Amato: “I quesiti ritenuti ammissibili presentano richieste che non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario”.
Ma dicevamo del doppio colpo subito dai promotori di eutanasia e cannabis. Marco Cappato, in prima linea fin dalla prima ora per questi referendum, ha subito commentato la decisione: “La Corte Costituzionale presieduta da Giuliano Amato ha completato il lavoro di eliminazione dei referendum popolari. Dopo eutanasia anche cannabis. Hanno così assestato un ulteriore micidiale colpo alle istituzioni e alla democrazia”.