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Amadori, la nipote licenziata? Guerriglia infinita nella famiglia dei polli: il drammatico precedente (e un rovinoso divorzio)

Francesco Amadori

Andrea Cappelli
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Terremoto all'interno della storica azienda Amadori, leader del settore avicolo in Italia assieme ad Aia. È notizia di ieri che Francesca- nipote del fondatore Francesco di cui porta anche il nome- è stata licenziata dall'azienda cooperativa di famiglia, dove ricopriva il delicato ruolo di responsabile della comunicazione. Come riportato dall'edizione cesenate del Resto del Carlino, la lettera di fine rapporto le è stata consegnata martedì mattina e la notizia, come prevedibile, ha destato molto scalpore all'interno dell'impresa romagnola. Resta ancora da chiarire se l'abbandono di Francesca si inscriva nel contesto di una faida interna alla dinasty cesenate o se dietro il gesto ci siano motivazioni di altra natura. Vero è che se i rapporti tra Francesca e il nonno sembrano essere sempre stati idilliaci (nel 2018 fu proprio lei a promuovere la pubblicazione dell'autobiografia "Parole di Francesco Amadori", parafrasando il celebre spot televisivo rimbalzato per anni su tutte le emittenti nazionali accompagnato dal sorriso bonario del fondatore), nell'aprile 2015 Amadori senior, all'epoca 83enne, ha ceduto il controllo dell'azienda ai figli Flavio e Denis. A questi ultimi è stato assegnato il 52% della holding, mentre il dominus ha conservato una quota del 48%.

 

 

 

FREDDEZZA

A stupire è anche la freddezza con cui i vertici dell'azienda - presieduta da suo padre Flavio- hanno congedato l'ultima "erede" della dinastia: "Gesco sca", consorzio operativo del gruppo, si è limitato a confermare la cessazione del rapporto lavorativo «per motivazioni coerenti e rispettose dei principi e delle regole aziendali», aggiungendo che «tali regole sono valide per tutti i dipendenti senza distinzione alcuna». Un'affermazione impossibile da smentire dopo quest' ultimo licenziamento. Al momento le motivazioni che hanno portato a questo atto non sono state rese note ma una cosa è certa: la giovane Amadori (45 anni) è già sul piede di guerra. «In merito alle notizie che riguardano la mia persona - ha dichiarato ieri - desidero precisare che nei 18 annidi attività lavorativa presso il Gruppo di famiglia ho sempre operato in maniera eticamente corretta e nell'interesse dell'azienda, animata dal sentimento di attaccamento che da sempre mi lega all'impresa fondata da mio nonno Francesco».

 

 

 

IN TRIBUNALE

Francesca fa intendere inoltre che la vicenda potrebbe presto entrare nelle aule giudiziarie: «Sto valutando le iniziative più opportune per oppormi a un provvedimento che ritengo ingiusto e illegittimo e che non riguarda la violazione di alcuna regola aziendale, trovando al contrario fondamento in logiche che dovranno essere appurate nelle opportune sedi». L'episodio ha anche portato alla convocazione dell'assemblea dei soci di Romagna Iniziative, consorzio che raggruppa le principali realtà industriali della zona. Dopo aver loro illustrato la situazione i membri di RI hanno ringraziato Francesca, chiedendole di restare al suo posto. L'azienda ha sulle spalle oltre mezzo secolo di storia: fondata nel 1969 dai fratelli Francesco e Arnaldo Amadori a San Vittore di Cesena, in breve tempo il gruppo si impone tra i leader italiani nel settore degli allevamenti. Oggi può vantare un fatturato di 1,2 miliardi di euro. Non è la prima volta che un membro della famiglia abbandona l'azienda: già nel 1998 Arnaldo (fratello di Francesco e co-fondatore) decise di lasciare il gruppo, con una buonuscita di 40 miliardi di lire che gli consentì di cambiare vita, trasferendosi prima in Tanzania e poi in Brasile, dove è morto nel 2017. In questo caso, però, l'uscita ha il sapore di un allontanamento. Difficile davvero prevedere gli sviluppi di quella che potrebbe presto diventare un'aspra contesa familiare: certo è che l'ultima rampolla sembra decisa a lottare con le unghie e con i denti per fare valere le sue ragioni. Parola di Francesca Amadori. 

 

 

 

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