Green pass, sta facendo la chemio? Allora niente certificato: vergogna di Stato contro una malata di tumore
Possiamo definirli gli esodati del Green Pass: persone che dovrebbero ottenerlo ma ne restano prive per intoppi tecnico-burocratici, esenzioni di cui non godono nonostante il precario stato di salute, o incongruenze tra l'obbligo della prima dose o del richiamo e i tempi necessari a ricevere il certificato verde. Così ti ritrovi casi come quello di Guido Crosetto, imprenditore e fondatore di Fratelli d'Italia, che ieri su Twitter denunciava lo strano caso in cui si è ritrovato: ha il Green Pass a norma ma non gli funziona. «Siccome il Green Pass non funzionava per motivi non spiegati né (dicono) risolvibili a breve, sono stato obbligato a fare la terza dose», rendeva noto. «Non avrei dovuto farla prima di fine febbraio, sesto mese dopo il contagio. Ma sono stato obbligato per recuperare i miei diritti costituzionali». Ai nostri taccuini aggiungeva: «I medici mi sconsigliavano di fare la terza dose perché è passato troppo poco tempo da quando ho contratto la variante Delta, ma ho dovuto farla perché sennò non potevo viaggiare o lavorare».
E sulle ragioni del disguido dice, allibito: «Non mi è stato mandato il Green Pass nuovo, tarato sulla mia malattia da Covid, ma quello precedente, collegato alla seconda vaccinazione e non più funzionante. Siamo all'inferno burocratico!». Commentando la vicenda raccontata da Crosetto, la conduttrice e ballerina Rossella Brescia riferiva un'altra e ancor più sconcertante storia di Green Pass negato a una malata oncologica, con tanti saluti sia alla pietas umana che al buon senso. «Sta facendo la chemio», scriveva, «con tempi lenti perché debilitata. Non è riuscita a fare la seconda dose e non le danno il Green Pass! Non può nemmeno prendersi un caffè al bar con la figlia! Ha chiesto aiuto! Niente da fare! Incapaci!». È vero che non esiste un'esenzione a prescindere per i malati oncologici e che in alcuni casi anzi la vaccinazione è necessaria.
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Però bisognerebbe considerare le circostanze particolari e, a fronte di un'oggettiva impossibilità di fare il vaccino a causa di un ciclo debilitante di chemio, grazie all'intervento di un medico curante o dell'Asl queste persone dovrebbero essere ritenute esenti dal vaccino. E godere comunque del Green Pass. Ci sono poi casi di mancata congruenza tra i tempi necessari a rendere attivo il certificato verde (14 o 15 giorni post-vaccinazione) e il termine a partire dal quale (il 10 gennaio) è scattato l'obbligo del Super Green Pass per poter prendere mezzi di trasporto, mangiare in luoghi all'aperto, andare in luoghi di svago, fare sport ecc. Come racconta un utente su Twitter, «mio figlio compie 12 anni il 19 gennaio. Il sistema non consente di prenotare il vaccino prima di quella data. Nel Lazio mancano le dosi per gli under 18. Il Green Pass arriva 14 giorni dopo la prima dose. Quanto tempo resterà senza sport, autobus, cinema?». Analoga è una storia che ci racconta Crosetto: «A un mio conoscente scade il 20 gennaio il Green Pass da malattia. Siccome ha fatto ieri la prima vaccinazione, ci vorranno 15 giorni prima che il Green Pass da vaccinazione diventi attivo, e quindi si troverà sette giorni fuori dal mondo, senza avere colpe».
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