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Luca Zaia contro il Cts: "Abbiamo davanti un calvario, si esprimano sulle scuole". La rivolta delle regioni

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Luca Zaia si appella al Comitato tecnico scientifico. Al centro la riapertura delle scuole, da giorni al centro di un dibattito: da una parte chi, come Vincenzo De Luca, punta per posticipare la loro riapertura, dall'altra coloro che non intendono andare oltre il 10 gennaio. Per questo il presidente della Regione Veneto chiede un intervento chiaro: "Sulla scuola penso sia fondamentale l'autorevole espressione scientifica del Cts, che stiamo ancora attendendo, dopo che su mia iniziativa questa richiesta è stata presentata in Conferenza Regioni e portata al Governo", ha detto all'Ansa quanto già aveva riferito in conferenza stampa.

 

 

Il timore del leghista è che di fronte "all'importante ondata del contagio" e al dibattito conseguente sulla riapertura o meno "abbiamo davanti uno scenario che sarà un 'calvario' per la scuola, tra insegnanti colpiti dal Covid, altri assenti per malattia, altri ancora no vax e nuove regole della Dad. Insomma quella della scuola rischia d'essere una falsa apertura". Zaia è sicuro che le scuole saranno tutt'altro che piene, colpite anche loro dall'accelerazione della Omicron. Proprio nella giornata del 7 gennaio, il Veneto ha registrato il record assoluto di contagi da inizio pandemia: 21.056 casi e 19 decessi per un totale di 749.781 contagiati e 12.539 vittime. 

 

 

Solo il Cts potrà dunque fare chiarezza, visto che "le Regioni potrebbero attivare ordinanze in qualsiasi momento, e, come sta accadendo, il Governo impugnarle". Ancora però tutto tace, "il Comitato inspiegabilmente ancora non si è espresso". Al contrario si è espresso il governatore della Campania che ha deciso di tenere elementari e medie chiuse. "È irresponsabile aprire le scuole il 10 gennaio. Per quello che ci riguarda non apriremo le medie e le elementari - ha promesso De Luca in una diretta Facebook -. Non ci sono le condizioni minime di sicurezza. Andremo alla proroga dell’apertura dell’anno scolastico a fine gennaio". Non ne vuole comunque sapere il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi: "Tutti a scuola il 10 gennaio, niente Dad", è stata la risposta ai presidi in pressing. E così lo scontro tra governo e regioni si riaccende.

 

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