Decreto Covid, le scuole ripartono il 10 gennaio: quarantena, dad, tamponi, cosa cambia
Bisogna essere molto bravi in matematica per raccapezzarsi e capirci qualcosa. Quello che è certo, dopo il consiglio di ministri di ieri 5 gennaio e il nuovo decreto del governo, è che le scuole riapriranno il 10 gennaio ed è quindi scongiurato il rinvio di 15 giorni chiesto dalle Regioni di fronte al trend dei contagi in aumento. Per il resto si procede in maniera più statistica che scientifica. Cambiano i criteri in base ai quali una classe sarà tenuta o meno alla quarantena in presenza di positivi: la buona notizia è che i parametri saranno un po' meno restrittivi rispetto ai giorni prima delle vacanze. Ora le misure si adegueranno alla fascia di età: se nella scuola dell'infanzia sarà sufficiente un contagiato per far scattare il ritorno a casa per tutti, nelle scuole elementari ci vorranno due contagi per classe per determinare la Dad di dieci giorni; in presenza di un solo positivo le lezioni invece proseguiranno in presenza, con test per rilevare eventuali contagi tra i compagni di classe.
DISTANZIAMENTO - Maggiore tolleranza sarà prevista invece per le scuole secondarie di primo e secondo grado. In particolare sono ipotizzate tre eventualità: fino a due casi di positività in classe si applica solo l'auto-sorveglianza con l'utilizzo di mascherine FFP2, ma la didattica resta in presenza; in caso di tre contagiati in classe, chi ha effettuato il doppio vaccino da meno di 120 giorni, ha ricevuto la terza dose o è guarito da non più di quattro mesi potrà rimanere in classe, utilizzando le FFP2, mentre chi non ha concluso il ciclo vaccinale primario da meno di 120 giorni, non ha ricevuto il booster o non è guarito da meno di quattro mesi sarà tenuto alla Dad per dieci giorni; l'ultimo scenario riguarda la presenza in classe di almeno quattro contagiati: in questo caso a tutta la classe si applica la Dad per dieci giorni.
Le misure hanno una logica basata sulla quantità di vaccini effettuati per fascia di età e sul tipo di classi. Il decreto del governo è più stringente perle scuole dell'infanzia, dove ci sono bimbi di età inferiore a sei anni esclusi dalla nuova campagna di vaccinazione, e dove è pressoché impossibile mantenere il distanziamento e chiedere il rispetto delle misure di prevenzione; è un po' meno ferreo per le scuole elementari, i cui studenti hanno cominciato da metà dicembre a venire vaccinati; ed è più tollerante per gli studenti di scuole medie e superiori, la cui popolazione ha ricevuto pressoché interamente le prime due dosi.
CONTENIMENTO - A livello di calcolo di probabilità del rischio contagi ha quindi un senso il decreto, così come ha anche un senso pratico, in quanto consente il ritorno in classe. Resta tuttavia il dubbio sull'effettiva validità di queste misure differenziate per un contenimento dei contagi: come ha ricordato il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, «vorrei le scuole in presenza, ma bisogna essere realisti. Ci auguriamo che, vaccinando il più possibile e con le misure di contenimento, si possa fare il massimo». Parimenti è lecito avere dubbi su come verrà verificata la positività degli studenti. Il Commissario per l'Emergenza ha autorizzato lo stanziamento di 92 milioni e 505mila euro fino al 28 febbraio 2022 per eseguire test rapidi e tracciare i contagi nella popolazione scolastica. Si tratta tuttavia pur sempre di test antigenici, la cui attendibilità è piuttosto limitata. Puntare su test molecolari, più costosi ma più affidabili, forse sarebbe stato più sensato. Intanto però si torna tra i banchi, e di questo possono dirsi contenti tutti, pure il ministro Bianchi.