Covid, "chiusure e restrizioni a Natale". La voce dal governo: "Il diktat è negare, ma...", cosa ci aspetta

domenica 12 dicembre 2021
Covid, "chiusure e restrizioni a Natale". La voce dal governo: "Il diktat è negare, ma...", cosa ci aspetta
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No a restrizioni e chiusure, almeno per ora. Contro la pandemia il governo procede a tentoni, passo dopo passo. Come nel periodo buio di prima e seconda ondata, perché nonostante i vaccini e la terza dose la situazione è preoccupante. Crescono contagi, tasso di positività e ricoveri. "A Palazzo Chigi - spiega un retroscena del Corriere della Sera -si segue con attenzione la curva epidemiologica e l'idea prevalente è che sia ancora troppo presto per azzardare un bilancio e trarre conclusioni".

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A preoccupare il premier Mario Draghi e il ministro della Salute Roberto Speranza è l'andamento dell'indice di contagio Rt: per la prima volta nell'ultimo mese è sceso sotto 1,2, a 1,18. Ma se dovesse tornare a salire scatterebbe l'allarme e porterebbe diverse regioni in zona gialla e alcune in zona arancione a ridosso del Natale. Primo step delle contromisure: se si dovesse arrivare a 30mila contagi al giorno si introdurrebbero nuove restrizioni: si parla di estensione dell'obbligo di green pass rafforzato al trasporto pubblico locale, agli aerei e ai treni ad alta velocità, a cui al momento possono accedere anche i non vaccinati previo tampone negativo. 

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"Ma il punto vero sono le chiusure", rivela al Corriere un esponente di governo. Il terrore di sindaci e governatori, e pure a Palazzo Chigi. "Nessuno conferma l'ipotesi di limitare bar e ristoranti per il periodo di Natale - prosegue il Corsera -, restringere la libertà di spostamento o fermare la stagione sciistica appena iniziata". Le ipotesi più allarmistiche però non possono essere smentite o accantonate. Semmai, è l'ordine nella comunicazione, vanno bollate come "premature". Ma misure ulteriori, come l'imposizione dell'obbligo vaccinale ad altre categorie o a tutti gli italiani, sono sempre presenti nel dossier sulla scrivania di premier e ministri. Il cauto ottimismo delle dichiarazioni pubbliche, dunque, nelle segrete stanze lascia spazio a un più timoroso realismo.

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