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Covid, allarme dal pronto soccorso: "Il peggio arriverà tra 10 giorni". Cosa sta per travolgere l'Italia

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Per fare spazio ai ricoveri per Covid cominciano a scarseggiare i posti letto per i malati non-Covid. E sebbene siamo ancora lontani dalla seconda ondata, "i pronto soccorso cominciano ad avere difficoltà perché i posti letto dedicati al Covid, nei reparti specialistici, cominciano a scarseggiare", avverte Fabio De Iaco, direttore del Pronto soccorso all'ospedale Martini di Torino e dirigente del Simeu. Secondo quanto riporta Il Fatto quotidiano, a Roma si sono ricominciate a vedere le ambulanze in coda davanti ai pronto soccorso del Policlinico Casilino, del Gemelli, del San Giovanni, del Grassi di Ostia e di altri ospedali. "Succede che i malati infettivi non Covid vengano trattati solo in pronto soccorso, i tempi si allungano, da tre giorni si può arrivare anche a sette. C'è sovraffollamento anche dove non c'era mai stato", continua De Iaco.

 

 

Per questa ragione i medici urgentisti - che sono sempre meno - hanno aperto una delicata vertenza con il ministero della Salute. "Stavolta non spariranno le patologie non Covid, la pandemia non ha più un effetto deterrente, la gente continua a venire in ospedale, per fortuna", aggiunge De Iaco. "Non c'è da sorprendersi, con i primi freddi e nonostante i vaccini, anche senza il Covid in questa stagione aumentano le sindromi respiratorie e si riacutizzano malati cronici, soprattutto anziani che a volte hanno davvero bisogno dell'ospedale e a volte no, ma sul territorio non c'è altro".

 

 

"Purtroppo non siamo in numero sufficiente", sottolinea Giulio Maria Ricciuto, direttore delle urgenze al Grassi di Ostia, presidente del Simeu nel Lazio. "E dobbiamo fare tutto, dai codici minori a pazienti che non trovano posto nei reparti specialistici. Senza il boarding sarebbe un'altra cosa". Anche perché gli effetti sugli ospedali si vedono in ritardo. "I prossimi dieci giorni sarà peggio", prevede Ricciuto. "Poi ci saranno le feste e chissà che a metà gennaio non sia peggio ancora".

Intanto le Regioni stanno aumentando e convertendo i posti letto per accogliere un maggior numero di pazienti Covid: "Anche nel Lazio, noi a Tor Vergata siamo a 40 e ne chiedono altri 20 - annuncia Massimo Andreoni, primario infettivologo a Roma Tor Vergata e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali -. Stavamo cercando di mantenere le terapie intensive per le attività chirurgiche, ma saremo costretti ad aprire anche qualche letto di intensiva per il Covid. Siamo lontani dalla seconda e terza ondata, ma serve attenzione, forse saranno necessarie misure di contenimento".

 

 

 

 

 

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