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Immigrazione, Papa Francesco a gamba tesa: "I lager ci sono anche oggi, ecco cosa ho visto"
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Papa Francesco parla a braccio all'incontro con i migranti a pochi passi dal muro che divide in due Cipro. Il filo spinato, "la guerra di odio di oggi", la "migrazione forzata non è un' abitudine quasi turistica, per favore, è il peccato che abbiamo dentro che ci spinge a pensarla così: col povera gente cancelliamo tutto. E' la guerra di questo momento, è la sofferenza dei fratelli e delle sorelle che noi non possiamo tacere". Le sue parole sono fortissime: "Coloro che hanno dato tutto quello che avevano per salire in un barcone, di notte, e poi senza saper se arriveranno e poi tanti respinti nei lager: posti di confinamento, tortura e schiavitù. Questa è la storia di questa civiltà sviluppata che noi chiamiamo Occidente", denuncia il Pontefice.
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"Guardo voi e la memoria va oltre, va alle sofferenze: voi siete arrivati qui ma quanti vostri fratelli e sorelle sono rimasti in strada. Quanti disperati iniziano il cammino in condizioni difficili e non sono potuti arrivare. Possiamo parlare di questo mare che è diventato un grande cimitero. Guardando voi guardo le sofferenze del cammino: tanti che sono stati rapiti, venduti, sfruttati, ancora sono in cammino non sappiamo dove", continua Papa Francesco. "Ma è la storia di una schiavitù universale. Non guardiamo cosa succede, il peggio è che ci stiamo abituando: 'Ah oggi si è affondato un barcone , tanti dispersi'. Ma questo abituarsi è una malattia grave, è molto grave e non c'è antibiotico. Dobbiamo andare contro questo vizio ad abituarsi a queste tragedie".
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"Penso a tanti che sono dovuti tornare indietro perché respinti, sono finiti nei lager dove le donne sono vendute, gli uomini torturati, schiavizzati; ma ci lamentiamo quando vediamo le storie dei lager del secolo scorso, quelli dei nazisti, di Stalin. Fratelli e sorelle, ma sta succedendo oggi nelle coste vicine: ponti di schiavitù. Ho guardato alcune testimonianze: posti di tortura, di vendita di gente, questo lo dico perché è responsabilità mia aiutare ad aprire gli occhi". E conclude Bergoglio: "Chi sta fuggendo dall'odio torna davanti ad un odio che si chiama filo spinato. Che il Signore risvegli la coscienza di tutti noi e scusate se ho detto queste cose ma non possiamo tacere e guardare da un'altra parte con questa cultura dell'indifferenza".
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