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Roma, la confessione dell'escort minorenne: "Tranquilla, spaccio cocaina". A sua madre...

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Marianna ha 14 anni fu coinvolta nello scandalo delle baby squillo dei Parioli. Lei assieme ad una sua amica. Oggi a 22 anni e racconta, in una intervista al Messaggero e rivela che la madre accettava i suoi soldi: "Dove li prendi?". "Tranquilla, spaccio cocaina", le rispondeva. La storia di Marianna è raccontata speciale in due episodi prodotti da Crime+Investigation in onda ieri martedì 23 novembre e questa sera sul canale 119 di Sky. "Sono stata in comunità mentre mia madre era in carcere, condannata per sfruttamento della prostituzione minorile. Ho ricominciato a studiare, ho preso il diploma da grafica pubblicitaria e sono tatuatrice. Oggi lavoro in un supermercato, sto al bancone", rivela.

 

 

 

 

"Possedere, esibire soldi, mi faceva sentire parte di un gruppo, di un ceto sociale. Oggi per me non hanno valore, non sento il bisogno di appartenere a un gruppo perché sfoggio una borsa, ma per la ragazzina di otto anni fa significava colmare un vuoto. Fino ai miei 14 anni il rapporto con mia madre è stato di fiducia reciproca. Andavo bene a scuola e lei si fidava di me. Poi ho cominciato ad uscire la sera, le dicevo un sacco di bugie e lei si fidava perché fino ad allora ero stata una figlia modello. Se dovessi dare un consiglio ai genitori è quello di non accontentarsi delle risposte dei figli. Parlare, ascoltare, drizzare le antenne quando si capisce che qualcosa non va. I genitori hanno sensori che non possono ignorare", precisa.

 

 

 

"Non ascoltavo nessuno. Ero convinta di poter capire e imparare tutto da sola. La svolta c'è stata quando ho cominciato a uscire la sera. Stare fuori di notte mi faceva sentire adulta. Mia madre mi diceva, 'Torna a mezzanotte'. I clienti? Ci sono tre ipotesi. O credevano alla nostra bugia, quando dicevamo di avere 18 anni e non si accorgevano della differenza tra una quattordicenne e una diciottenne. O si tappavano gli occhi. Oppure gli piaceva. Sapevano ed erano attratti da noi per quello. Perché eravamo ragazzine. Comunque c'è un altro gruppo di adulti che dovrebbe vergognarsi. Quelli che mi hanno catalogato con due parole messe in croce. Che hanno scritto il mio nome sui giornali anche se ero minorenne", chiarisce.

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