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Vaccino, Valerio Onida: "Ecco come si può introdurre l'obbligo"

Francesco Specchia
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Valerio Onida, classe '36, patriarca del diritto costituzionale in Italia nonché Presidente emerito della Consulta, possiede la disinvolta abilità di disinnescare le trite polemiche sul vaccino e di rendere le obiezioni dei No Vax vapore acqueo...

Professor Onida, si profila l'obbligo vaccinale all'orizzonte. È costituzionale?

«A tutela della salute pubblica lo Stato può imporre l'obbligo vaccinale. L'articolo 32, II°comma della Costituzione prevede la possibilità di rendere direttamente obbligatorio con legge il vaccino: tanto più può farlo indirettamente con l'imposizione del Green pass. Cioè: io ti metto nella condizione di doverti vaccinare».

E quindi?

«Quindi non esiste pericolo di incostituzionalità, in ogni caso. Vale il bilanciamento tra le ragioni di salute pubblica e la libertà individuale».

Però l'art 32 prevede l'introduzione di una legge. Perché allora il governo ha scelto la via dell'obbligo indiretto del Green pass?

«Il Green pass è equiparabile all'obbligo vaccinale e rispetta la Costituzione. Il governo probabilmente non ha provveduto all'obbligo diretto perché c'erano situazioni ancora tollerabili, come l'anziano che decide di isolarsi a casa e di non vedere nessuno (che, poi, alla fine, gli anziani sono quelli che si sono vaccinati di più); e anche, forse, per la difficoltà di sanzionare tutti i casi di inosservanza dell'obbligo. Ora la situazione si è evoluta: si potrebbe arrivare anche all'obbligo per raggiungere l'obiettivo dello Stato, ma tanto più è possibile imporre il Green pass».

 

 

 

Ci potrebbe essere, poi, la soluzione di restringere il Green Pass solo ai vaccinati o ai guariti.

«In Germania già lo fanno, è sparita l'opzione del tampone. In Austria c'è addirittura il lockdown solo per i non vaccinati, ma anche in questo non vedrei ostacoli costituzionali, anzi. Mi sembra semplicemente una questione di buonsenso. Dov'è il problema, scusi?».

Ah, per me non c'è alcun problema. Epperò se lei ne parla con uno scettico del vaccino, le porrà dubbi amletici. Per esempio, che fine farà il diritto al tampone?

«Per me si dovrebbe arrivare a eliminare l'alternativa del tampone, che, soprattutto per chi lavora, è scomodissimo, dato che deve farselo ogni due giorni. In ogni caso, la spesa del tampone deve restare a carico dell'interessato, salvo il caso in cui per ragioni sanitarie non si possa praticare la vaccinazione: mentre il vaccino è gratuito, sempre».

E quelli che dichiarano di voler far pagare le terapie intensive a chi non vuole vaccinarsi, entrano o no nel solco costituzionale?

«Ecco, io non sono d'accordo, invece, sul far pagare le spese delle terapie intensive a coloro che non si sono vaccinati, sennò si favoriscono i benestanti e si danneggiano quelli che hanno meno mezzi economici. La sanità dev' essere pubblica e garantita. Per tutti».

 

 

 

La ministra Lamorgese ha emanato disposizioni restrittive sui cortei. Limitano il diritto a manifestare o tutelano quello alla salute?

«È acclarato che chi sfila in piazza il sabato lo fa ammassandosi e spesso senza mascherina, e che quindi si creino focolai del virus. Quindi la disposizione del ministro dell'Interno tutela la salute pubblica ma non vieta la libertà di manifestazione; ci si può radunare per manifestare, purché da fermi, e con esclusione di certe zone. D'altronde guardi cosa sta accadendo negli Stati che hanno vaccinato di meno, come la Bulgaria e i paesi dell'est: contagi al galoppo».

Mettiamo che il vaccino diventi obbligatorio. Cosa accadrà a quei pochi che potrebbero star male dopo la puntura?

«Se uno soffre effetti collaterali e gravi danni alla salute dovuti al vaccino, in quel caso la responsabilità è dello Stato, che deve risarcire. Certo, devono essere casi gravi, non una semplice influenza o il gonfiore al braccio...».

 

 

 

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