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Report, Sigfrido Ranucci e la teoria del complotto? Cosa ha detto in tv, cosa in un'intervista: si demolisce da solo

Sigfrido Ranucci

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Ci sono delle grosse ed evidenti incongruenze nell'inchiesta di Report, il programma condotto da Sigfrido Ranucci su Rai tre, sui vaccini anti Covid. Per esempio, come nota il Foglio, sulla questione della "terza dose", il conduttore in un intervento in tv aveva detto che era necessario seguire il modello di Israele e quindi fare un altro richiamo per evitare la quarta ondata. Esattamente l'opposto di quanto suggeriva l'inchiesta del suo programma.

 

 

Nel servizio infatti si sottolineava il fatto che il cosiddetto "booster" fosse un "ovvio business delle aziende farmaceutiche" a cui "conviene vendere ai paesi ricchi la terza dose piuttosto che la prima e la seconda ai paesi poveri". E si aggiungeva che "non ci sono prove che mostrano il bisogno della terza dose per tutti". Quindi in una escalation di complottismo si sosteneva che la terza dose per tutti richiesta da Pfizer "era stata bocciata dalla Fda nonostante le indicazioni opposte del presidente Joe Biden e tutto questo perché ci sono stati scienziati che hanno avuto il coraggio di contraddire l'uomo più potente del mondo". E si concludeva con l'evidente "business della terza dose".

 

 

Peccato, osserva ancora il Foglio, che pochi giorni dopo Ranucci in una delle interviste rilasciate per difendere l'inchiesta di Report abbia detto che bisogna seguire il modello Israele, il Paese che fa la terza dose a tutti, over 12 compresi. "Io preferisco guardare all'esempio di Israele, che è avanti a noi e agli altri paesi di tre mesi", ha detto ad Agorà, su Rai 3, "loro hanno avuto un'importante quarta ondata a luglio ma hanno avuto la capacità di monitorare l'andamento degli anticorpi, e quindi è come se noi avessimo la possibilità di vedere un trial allargato e di avere dei dati in anticipo, che è un fatto non trascurabile. Vedendo risalire i contagi loro sono partiti immediatamente con la terza dose visto che l'efficacia del vaccino scema con il passare del tempo, cosa che sta avvenendo anche in Italia. E quindi partire da subito con la campagna per la terza dose è stato fondamentale".

 

 

Quindi Ranucci, forse senza volerlo, smentisce un'altra tesi sostenuta dalla sua inchiesta: il monitoraggio degli anticorpi nella popolazione, che nessuna autorità in Italia sta conducendo per valutare la necessità del booster. "Se, come ricorda Ranucci, sull'andamento degli anticorpi dopo il ciclo vaccinale primario ci sono già i dati di Israele, allora non ha molto senso denunciare la mancanza di tali studi in Italia" e se "grazie a Israele abbiamo 'i dati in anticipo', che senso ha fare monitoraggi allargati in Italia considerando anche la dubbia validità di quel tipo di esami sconsigliati a più riprese da quasi tutti gli organi sanitari internazionali?", si chiede il Foglio. Vedremo se Report risponderà di queste incongruenze. 

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