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Lago di Como, la malattia del gioco d'azzardo: ecco le cifre e i motivi storici e sociali

Giovanni Sallusti
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A costo di risultare malmostosi e stizziti come l'oggetto della questione in certi pomeriggi autunnali, il lago di Como va conosciuto. Altrimenti, c'è il rischio di scambiarlo col "lake of Como", brand rutilante che si aggira per i quattro angoli del pianeta. Il lake of Como è la potenziale salvezza di un territorio, se solo lo capissero quei (troppi) comaschi ancora nostalgici della monofiliera tessile. Ma questo è altro discorso, di commercio o tutt' al più di politica. Il lago di Como, o Lagh de Com, per usare l'idioma corrispondente alla cosa, è un mistero, una ruga liquida tra le montagne e due nazioni che sono due cosmi alternativi, l'Italia e la Svizzera.

 

 

NUMERI SCIOCCANTI - Ad avere la pazienza di districarti in questa Y rovesciata che contiene storie così minimali da aspirare all'universale, ti può persino capitare di imbatterti in una notizia, evento sempre più raro. Quella di cui si parla qui l'ha data, come spesso capita, la stampa locale, ovvero "La Provincia di Como", per la gente lariana una presenza sottintesa delle proprie giornate, il rumore della pagina girata davanti al bianchino molto più del profilo Twitter. Riportiamo, da cronisti di seconda mano: «In Alto Lario ammonta a ben 1.600 euro la spesa annuale pro capite per il gioco d'azzardo: a fronte di 17mila abitanti, ogni anno tra Cremia e Sorico vengono bruciati 27 milioni nel gioco».

La ricerca è dell'Ufficio di Piano di DongoAzienda speciale "Le Tre Pievi", ed è stata presentata nei giorni scorsi al Palazzo Gallio di Gravedona, altissimo lago, dimora fatta costruire da Tolomeo Gallio, figlio della nobiltà comasca e segretario di Stato al soglio pontificio tra il 1572 e il 1585. Perdonate, divagazioni, itinerari lacustri. Dicevamo: 17mila persone distribuite in 17 chilometri, tanto c'è tra i paesini di Cremia e Sorico, in mezzo parecchia storia (a Dongo finì il fascismo, per dire) e a lato la Val Cavargna, cerniera alpina col lago di Lugano.

 

Una Lombardia atipica, echi molto più di contrabbando che di industria, e una deflagrazione fuori scala del gioco. Videopoker, slot machine, dispositivi più o meno strampalati a fare da contraltare umano, troppo umano alla risacca del lago. Ventisette milioni all'anno evaporati in gioco, o peggio inghiottiti dalla ludopatia, dal morbo esplicito, dentro questo fazzoletto di umanità equivoco, tra l'acqua e le montagne, un'enormità, un piccolo mondo premoderno a poche decine di chilometri da Villa Oleandra, rifugio comasco di George Clooney apparso su qualunque inserto patinato d'Oltreoceano, e a due ore di macchina da piazza San Babila, cuore del cuore produttivo milanese, dunque italiano.

UN ALTRO VIRUS - Eppure, in Alto Lago le risposte non sono mai così semplici, ce lo ricorda qualcuno che da questo impasto antropologico e geografico ha estratto un epos, senza mai volgerlo in retorica, Andrea Vitali. Wikipedia lo definisce "scrittore", noi diremmo l'uomo che ha messo in prosa la poesia urticante del lago (anche se con visuale dall'altro ramo, quello lecchese, ma che volete, nessuno è perfetto). «Di primo acchito mi viene da dire che un altro virus, oltre al Covid, è penetrato e penetra nel nostro territorio, quello della globalizzazione», il sogno ossimorico di intagliare uno spicchio di Las Vegas a Gera Lario, la ludopatia come traccia seriale della contemporaneità. «In questo senso mi fa specie, maricapovolge il discorso Vitali, - dal punto di vista narrativo non mi meraviglia». E torniamo a interpellare questo spicchio anomalo due volte, nella grande anomalia del lago: «La sponda occidentale ha una storia sua, di contrabbandieri, di bracconieri, di pacchi di sigarette e altro portato "de sfroos"» (citazione implicita di un altro bardo laghée, il Davide cantautore).

 

 

C'è una memoria, allora, prima e oltre l'emergenza, la notizia come tutte quelle salienti in realtà è molto di più, perfino «l'estensione moderna di un'abitudine antica», secondo l'autore di Bellano. Perché è vero, la sponda occidentale «è anche quella del Grand Tour, delle ville magnificenti», una linea che da Stendhal passa a Herman Hesse e arriva fino a Clooney e ai film di James Bond. Ma questo accade un po' più sotto, un po' più vicino, o meno lontano, alla città. Quella porzione di costa che s' inerpica fino a Sorico, punto più a nord prima della discesa sulla sponda orientale, è «una bolla all'interno di quel mondo incantato, dove vive ancora la vecchia storia».

FORMA COMPULSIVA - $ un cortocircuito, quello attivato da Vitali, il virus ipermoderno del gioco compulsivo che s' imbatte nella tradizione orale degli spalloni, l'azzardo come forma elementare di sopravvivenza in cima alla strada statale 340 dir. Regina, dove non trovi più Hollywood, ma magari ancora qualche sentiero ambiguo, oltre le burocrazie degli Stati. Del resto, quei 27 milioni, quei 1600 euro l'anno bruciati per abitante, li spieghi solo con un cortocircuito, qualcosa che esiste solo sul Lario, e solo in quel segmento particolarissimo di Lario. Dove rimbomba ancora una verità annacquata giù, all'esordio cittadino del lago: il progresso non è sempre sinonimo di miglioramento. A volte, va a sbattere sullo schermo di una slot machine. 

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