Clima, guerra al metano? Ma si bloccano i Tir più ecologici: un pericoloso controsenso
Per i nostri Tir piove sul bagnato. Tra carenza di mezzi, scarsità di autisti e congestione dei porti, non mancavano certo i problemi al mondo del trasporto. E invece per gli operatori del settore si è accesa una nuova spia d'allarme: manca l'ADblue, additivo indispensabile per far camminare i camion di ultima generazione, diventato praticamente introvabile. Lo sottolinea Conftrasporto-Confcommercio che ieri ha scritto al ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini. «Com'è noto, l'additivo ha il compito di abbattere le emissioni di ossidi di azoto per i motori diesel euro 5 ed euro 6 ed è, quindi, indispensabile per il loro funzionamento- scrive il presidente di Conftrasporto Paolo Uggé - ma nelle ultime settimane abbiamo assistito a una precipitosa e incontrollata corsa all'accaparramento del prodotto con ovvie ripercussioni sul prezzo, quasi raddoppiato, e soprattutto ad una riduzione delle scorte». Ma visto che in economia alla fine tutto si tiene, anche la mancanza dell'ADblue sembra sia imputabile all'aumento del costo dell'energia, in particolare del metano, indispensabile per la produzione dell'ammoniaca, rendendone sconveniente la produzione. Il che avrebbe contributo al fermo della produzione del principale produttore italiano dell'additivo.
FERMI I PIÙ "GREEN"
«Se la tendenza fosse confermata il rischio concreto, nel caso estremo, è che i mezzi più virtuosi dal punto di vista ambientale, gli euro 5 e gli euro 6, sarebbero costretti a fermarsi perché non riescono più a rispettare i limiti imposti dalle norme in termini di inquinamento, con evidenti ripercussioni sul sistema dei trasporti e su quello economico nel suo complesso», avverte Conftrasporto. «La Confederazione, confermando la propria disponibilità a collaborare, chiede al governo di farsi parte attiva per cercare soluzioni adeguate», si legge nella nota. Il costo dell'additivo che abbatte l'ossido di azoto è balzato da 280 a oltre 500 euro per 1.000 litri. Un rincaro che riguarda un milione e 700mila mezzi pesanti. Proprio quelli più ecologici in termini di emissioni. Pure in questo caso come in tanti altri la transizione ecologica rischia di produrre effetti opposti a quelli annunciati. I veicoli che inquinano meno, nelle flotte del trasporto merci, corrono il rischio concreto di fermarsi a tempo indeterminato. In tal modo, essendo il trasporto un settore vitale per l'economia si innesca, paradossalmente una concorrenza tra le nuove flotte ed i proprietari dei vecchi mezzi inquinanti: chi non ha voluto o potuto cambiare i camion si ritroverà, a breve, a godere di una posizione di vantaggio. Potrà circolare mentre chi utilizza gli euro 5 e gli euro 6 sarà al palo.
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E non è finita qui. In gravi difficoltà sono pure le società di trasporto che si sono convertite al Gnl, il metano liquefatto il cui prezzo alla pompa è praticamente raddoppiano nel giro di quattro mesi. Fino a prima dell'estate un chilogrammo di metano liquefatto si pagava meno di un euro. Ora costa da 1,88 euro in su. E si consideri che pure i Tir alimentati a Gnl appartengono alla categoria dei mezzi con le emissioni più contenute. «Senza soluzioni immediate si va, purtroppo, verso un fermo tecnico dei camion. Una evenienza da non sottovalutare», afferma il segretario generale Piccole e medie imprese autotrasporto (Pmia) Roberto Galanti. «Il fermo dei mezzi di nuova generazione, renderà, se si vuole sopravvivere e garantire la distribuzione, obbligatorio l'utilizzo dei Tir vecchi, con una esplosione di prezzi e un incremento record delle emissioni. Chiediamo alle autorità di vigilanza sul mercato e alle istituzioni competenti di intervenire: se ci siete battete un colpo».