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Covid, improvviso cambio di tendenza sui ricoveri. Il segnale peggiore e "il ruolo del lavoro": la bomba dell'esperto

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Il capitolo Covid non si può ancora dire archiviato, nonostante gli evidenti effetti del vaccino. Lo dice l'ultimo monitoraggio diffuso dalla cabina di regia del ministero della Salute e dell'Istituto superiore di sanità. Basti pensare che nella settimana dal 22 al 28 ottobre l'incidenza ha raggiunto 46 casi per 100mila abitanti contro i 34 del periodo dal 15 al 21 ottobre scorso. E non è tutto. In aumento è anche la trasmissibilità stimata sui casi sintomatici.

A preoccupare più di tutti, però, è un altro dato: l’improvvisa frenata del calo dei ricoveri. Stando ai dati aggiornati al 28 ottobre, come riporta Repubblica, il tasso di occupazione in terapia intensiva non scende e resta inchiodato al 3,7%. Mentre nelle aree mediche il tasso a livello nazionale sale al 4,5%. Nel frattempo, sono solo tre le Regioni che restano a rischio basso. A lanciare l'allarme è anche il virologo Giovanni Maga, direttore del Cnr di Pavia: "Assistiamo ad un aumento della circolazione del virus, che però al momento non si riflette in maniera significativa sull’occupazione dell’area medica".

Se per ora l'occupazione degli ospedali non preoccupa, a creare una certa apprensione è il fatto che i ricoveri non stanno diminuendo. A tal proposito Maga ha spiegato: "In pratica ingressi e dimissioni dagli ospedali si sono pareggiati. E questo è un segnale di allerta". Quale potrebbe essere il motivo di questa frenata? Secondo l'esperto, ha giocato un ruolo centrale il "rientro massiccio delle persone al lavoro". Per evitare di peggiorare la situazione, secondo Maga non bisogna "abbandonare le misure di prevenzione, mi riferisco alla necessità di indossare la mascherina nei luoghi chiusi ed evitare gli assembramenti. E un’altra cosa importante è continuare a vaccinare". Le previsioni, comunque, non dicono nulla di buono: "Penso che per le prossime due settimane abbiamo di fronte una tendenza al peggioramento".

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