Vaccino, la bordata di Crisanti contro Big Pharma: "Conoscono quei dati da tempo, perché hanno taciuto?"
La terza dose di vaccino anti-Covid sembrerebbe ormai certa, visto che - a quanto pare - la protezione del farmaco tende a calare dopo diversi mesi dalla seconda iniezione. Al momento si dà la precedenza a sanitari, anziani e fragili. Tuttavia c'è un interrogativo sulle aziende farmaceutiche, che sembra essere senza risposta. Ne ha parlato il virologo Andrea Crisanti al Fatto Quotidiano: "Le aziende produttrici dei vaccini conoscono da mesi i dati sulla diminuzione della copertura nel tempo, ma sembrerebbe che non li abbiano comunicati alle agenzie regolatorie e alle autorità politiche. Oppure queste ultime non li hanno divulgati. Sicuramente non sono stati condivisi con la comunità scientifica. Non so se ci fossero obblighi giuridici, certamente c’era un obbligo morale”.
“I trial di Pfizer sono iniziati a settembre, quindi ad aprile sapevano che la protezione iniziava a diminuire dopo sei mesi - questo il ragionamento del direttore della Microbiologia dell’Università di Padova -. Noi l’abbiamo saputo solo dagli studi condotti in Israele. Johnson &Jonhson inizia a perdere efficacia dopo due mesi, lo apprendiamo ora. Ma l’azienda deve averlo saputo due mesi dopo la conclusione del trial, cioè quando hanno iniziato a vaccinare la popolazione”. Un silenzio inspiegabile per Crisanti. In altre parole, quindi, J&J non era un monodose, anche se - come fa notare il Fatto - proprio l’essere monodose era il vantaggio competitivo di questo farmaco sul mercato.
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Ma davvero le aziende avevano l'obbligo di fornire i dati alle agenzie? "Un obbligo specifico relativo alla durata della protezione non c’era - spiega un qualificato addetto ai lavori - perché in quel momento si guardava piuttosto all’efficacia e alla sicurezza dei vaccini". Sulla questione è intervenuta anche Enrica Altieri, già a capo della divisione di Valutazione di Ema (Agenzia europea del farmaco): “C’è un flusso continuo di dati tra le aziende produttrici ed Ema, ma la durata della protezione dipende soprattutto dalle varianti. I trial sono iniziati nell’estate 2020, prima della variante Alfa a cui è seguita la Delta”. E ancora: "Non credo ci sia stata mancanza di trasparenza da parte delle aziende su questi dati. La durata della protezione vaccinale viene poi studiata sul campo, da soggetti indipendenti, come sta avvenendo".