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L'Intelligence italiana deve puntare su giovani talenti, prendiamo esempio dal Mossad. L'analisi dell'imprenditore Andrea Pasini

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Ricordiamo l’attentato che ha portato alla morte dell’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, ha riaperto il dialogo in merito all’importanza del ruolo dei servizi segreti.

I servizi segreti italiani sono regolati da una legge del 2007 denominata “Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto” che organizza questo organo in due anime: l’AISI (Agenzia informazioni e sicurezza interna) e l’AISE (Agenzia informazioni e sicurezza esterna). Il coordinamento tecnico-amministrativo spetta invece al Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) mentre è al Presidente del Consiglio che spetta la direzione e la responsabilità generale della politica dell’informazione per la sicurezza. Un altro organo fondamentale nella gestione dei servizi segreti italiani è il COPASIR (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), di cui fanno parte cinque deputati e cinque senatori, scelti in modo tale da riflettere in modo equilibrato maggioranza e opposizione.

Io sono Andrea Pasini un giovane imprenditore di Trezzano Sul Naviglio e credo sia interessante riflettere sul ruolo dei servizi segreti oggi nel nostro paese. Negli anni, con il diffondersi di internet e dei social network il loro operato è diventato molto più complesso, importante e più strategico che mai. Ma non solo, in una situazione di pandemia come quella che stiamo vivendo da un anno a questa parte, l’attenzione all’ordine pubblico è di primaria importanza. Il disagio sociale ed economico causato dalla diffusione del Covid e di ciò che ne consegue, ad esempio come abbiamo visto in queste settimane le tensioni sociali sfociate in vere e proprie guerriglie urbane sul tema del Green pass, sono difficile da arginare e servono proprio per questo persone preparate e capaci all’interno del comparto sicurezza.

Ispiriamoci ai servizi segreti israeliani, vera eccellenza tra gli 007. Qualche anno fa sul il giornale più letto di Israele – Yedioth Aaronoth – sono stati pubblicati i requisiti del Mossad per il reclutamento dei propri agenti. «Se hai coraggio, saggezza e ingenuità, puoi influenzare e concretizzare una missione nazionale e personale. Se sai come affascinare e motivare la gente, potresti essere fatto del materiale necessario che stiamo cercando. Se sei una persona così, il Mossad è aperto» questo scriveva l’appello lanciato a tutti gli israeliani. Tra le caratteristiche richieste: freddezza e autocontrollo, saper dominare lo stress, essere disponibili al lavoro di gruppo, parlare le lingue e conoscere alla perfezione le nuove tecnologie militari e della comunicazione, ma anche «ottimismo, senso dell’umorismo e spontaneità».
Grazie alla legge 124/2007 non è più esclusivamente possibile reclutare nuovi agenti segreti dal bacino delle Forze di polizia e delle Forze armate me c’è la possibilità di poter pescare nell’abito civile come ad esempio giovani talenti nelle università. Persone che abbiano voglia di mettersi in gioco, con competenze linguistiche e informatiche. Spieghiamo ai nostri ragazzi che fare questo lavoro significa assumersi responsabilità importanti, lavorando ogni giorno per il proprio Paese. Per costruire un futuro migliore.

I servizi segreti non devono ignorare l’importanza dell’elemento umano, per questo motivo il Mossad è noto per reclutare contemporaneamente hacker e laureati in filosofia. Giovani da diversi background culturali che possono mettere le loro conoscenze a servizio del loro paese. Fermiamo la fuga dei cervelli verso gli altri Paesi, mostrando ai nostri giovani che anche il l’Italia, il loro Paese offre possibilità di crescita.

Persino il nuovo premier Mario Draghi ha parlato dell’importanza della sovranità nazionale. Sovranità che passa anche da un piano strategico per i nostri servizi segreti. «Il Mossad, diversamente da altri Servizi di tradizione occidentale, fa molta ‘politica’: influenza il dibattito culturale, elabora comportamenti sociali nuovi, seleziona spesso alcuni settori delle classi dirigenti dei Paesi amici» raccontava Andrea Bianchi in un’intervista. Perché non fare lo stesso qui in Italia?

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