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Covid, il "colpo di coda": inverno e vaccini, cosa rischia l'Italia (nonostante la terza dose)

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Non sarà magari una vera e propria ondata ma "come minimo dobbiamo immaginarci uno scenario di colpo di coda", dice Fabrizio Pregliasco in una intervista a Il Fatto quotidiano. "Una pandemia è come un sasso lanciato in uno stagno, provoca una serie di onde: le prime sono passate, ora siamo in fase calante ma arriverà l'inverno, freddo, più vita al chiuso, influenza stagionale, altre infezioni respiratorie. Tutti elementi che, come minimo, creeranno un po' di agitazione". Insomma non è finita. "Avremo a che fare con il Covid ancora per qualche anno, anche se il virus diventerà molto probabilmente endemico", aggiunge il virologo e direttore sanitario del Galeazzi di Milano.

 

 

Sull'autorizzazione della terza dose per chi ha meno di 60 anni, continua Pregliasco, "valuteremo dopo questo probabile colpo di coda. In termini precauzionali vanno protetti gli over 60 maggiormente a rischio. Per gli altri forse è ancora presto. Non dimentichiamo però che l'Oms da tempo raccomanda di soddisfare prima la domanda di vaccinazioni nelle zone del mondo che sono rimaste indietro".

 

 

E sul Green pass; "Il limite è che si finisce per testare sempre gli stessi: la quota di popolazione non vaccinata che fa i tamponi per poter andare al lavoro. I dati sono inevitabilmente falsati". Ma l'obbligatorietà del certificato verde, sottolinea il professore, "rimane, a mio avviso, una scelta in linea con il criterio di massima prudenza: diminuire al minimo i casi per poter assistere al meglio i contagiati". Infine, sulla sottovariante della Delta, "come detto, in Italia abbiamo optato per una maggiore prudenza, da sempre. Anche se ora ci aspetta una nuova battaglia".  

 

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