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Covid, Andrea Crisanti: "L'Italia rischia lo scenario inglese". Contagi e morti, inverno da incubo

Andrea Crisanti  

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"Sul Covid rischiamo di finire come la Gran Bretagna". Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia all'Università di Padova ed esponente della "ala dura", se così si può dire, dei virologi nella lotta al Coronavirus, non abbassa la guardia. In Inghilterra, che da luglio ha tolto ogni limitazione sociale e sanitaria puntando sulla vaccinazione di massa, si contano oltre 45mila contagi al giorno e pronto soccorso pieni.

 

 

 

 

Una situazione nuovamente ai limiti del dramma. Tutto questo mentre in Italia imperversa ancora la protesta di No vax e No Green pass. "L'effetto Green Pass dimostra che è ancora possibile convincere a vaccinarsi, cioè salvare vite, per cui attenzione a non regalare gli impauriti ai No Vax", spiega Crisanti in una intervista a La Stampa. "Bisogna coinvolgere le persone paurose, ansiose e fragili, che vanno recuperate senza obblighi e imposizioni". I tamponi, aggiunge, "devono restare a pagamento, ma lascerei le aziende libere di offrirli ai dipendenti per non esasperare il conflitto. Poi sarebbe preferibile fare più molecolari che antigenici", anche perché "i nuovi molecolari distinguono tra Sars-Cov-2 e influenza".

 

 

 



L'obiettivo della campagna vaccinale è "arrivare al 90%", quota che "garantirebbe un equilibrio che con la terza dose potrebbe diventare buono, altrimenti c'è il rischio inglese", uno scenario da 150 morti al giorno. "È un equilibrio anche quello - riconosce Crisanti a proposito della linea morbida di Boris Johnson -, ma eticamente discutibile. Temo non lo modificheranno a meno di guai sanitari. L'Italia si è vaccinata dopo, ha un'immunità ancora forte e usa le mascherine".

 

 

 

 

 

L'Italia avrà una buona copertura ancora per qualche mese, visto che la campagna vaccinale è iniziata in ritardo. Poi però occorrerà prendere in considerazione la terza dose per tutti, non solo per le fasce più a rischio. "Il picco della campagna vaccinale è stato tra aprile e luglio, dunque da novembre a febbraio potremmo avere problemi". Da considerare, dunque, l'estensione dello stato d'emergenza oltre il 31 dicembre e "mantenere le mascherine al chiuso e fare il richiamo a tutti". In inverno, conclude il professore, "i contagi aumenteranno, ma il peggio che mi aspetto è la situazione inglese".

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