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Liliana Segre insultata dal palco di Bologna da un "antifascista": imbarazzo per Pd e sinistra

Alberto Busacca
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E alla fine, dal palco di una manifestazione contro il Green pass, sono arrivati pure gli insulti a Liliana Segre. Ad attaccare la senatrice a vita, a Bologna, è stato Gian Marco Capitani, del movimento "Primum non nocere". È «una donna vergognosa», ha urlato Capitani al microfono, «che ha un seggio che non dovrebbe avere». E infine: «La Segre dovrebbe sparire». Ovviamente alla senatrice è arrivata subito la solidarietà di sinistra e destra. 

 

Ma qualcuno si è spinto un po' più in là, evocando il solito pericolo fascista. «Le parole pronunciate contro Liliana Segre sono vergognose», ha scritto sulla sua pagina Facebook il neo-sindaco di Bologna, Matteo Lepore, «e rivelano ancora una volta il filo nero che attraversa molte di queste manifestazioni. Le istituzioni devono prendere posizione contro ogni forma di fascismo». «Attacchi vergognosi alla Segre», ha ribadito anche il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. Aggiungendo: «Si proceda immediatamente allo scioglimento delle associazioni neofasciste e neonaziste. Tutto l'arco parlamentare sia unito». 

Cosa c'è che non va in queste doverose parole di solidarietà? Bé, semplicemente sembra proprio che a sinistra non abbiano compreso la "matrice" di questo attacco, cioè che non abbiano capito (o abbiano preferito non dire) chi è stato ad insultare la Segre... Gian Marco Capitani, infatti, sembra essere tutto tranne che fascista. Sulla pagina Facebook di "Primum non nocere", ad esempio, si vede una sua fotografia di fianco allo slogan "El pueblo unido jamás será vencido". E sulle magliette del movimento compare la scritta "Libertà è partecipazione". Non solo. Capitani era addirittura in piazza lo scorso 25 aprile. 

 

E arringava la folla: «Non importa se nel tuo albero genealogico ci sono nomi di noti partigiani. Bonaccini nel 2016 ha firmato una legge che escludeva dall'asilo nido bambini sani. Una legge nazifascista». E ancora: «Un nazista è tale anche se indossa la camicia rossa. Sono le azioni che compi che ti qualificano come fascista, non i colori dietro i quali ti nascondi». Insomma, ad attaccare la Segre è stato un antifascista no vax. Ma questo, per i compagni, è meglio non dirlo... 

 

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