Green pass, boom di certificati di malattia. "Un reato", gli italiani che rischiano grosso

sabato 16 ottobre 2021
Green pass, boom di certificati di malattia. "Un reato", gli italiani che rischiano grosso
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Si è registrato un boom di certificati per malattia ieri 15 ottobre, il giorno del debutto del Green pass obbligatorio al lavoro. Secondo i dati Inps forniti alle 12 dal ministro Renato Brunetta, c'è stato un più 23,3 per cento di richieste evase rispetto a venerdì scorso. Il sospetto è che molti lavoratori abbiano preferito restare a casa e "prendere tempo" in attesa di vaccinarsi o di un eventuale rinvio dell'obbligo. Intanto, l'Ordine dei medici avverte: "Niente certificati al telefono, si concedono solo dopo visita in presenza, come prescrive la legge. E per quelli rilasciati sono state seguite tutte le regole". "La certificazione di malattia a carico del servizio sanitario nazionale -  spiega a Il Messaggero Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie - è obbligatoria e viene rilasciata anche sulla base di sintomi presentati dai pazienti. I medici si limitano semplicemente a certificare quello che vedono o quello che il paziente dichiara. Ci sono sintomi però che non è possibile constatare, si pensi per esempio a chi dice di avere mal di pancia o giramenti di testa".

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Ricorda però che "il rilascio di certificati non in presenza del paziente ma a distanza è vietato dalla legge, è dunque un reato". Il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici Chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) Filippo Anelli sottolinea che "il medico deve visitare per forza il paziente e deve fare una valutazione oggettiva. Facciamo comunque un appello a stare molto attenti nel rilasciare i certificati rispettando tutte le norme di legge. Ma questo, ripeto, avviene regolarmente ed è parte integrante della professione".

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"Se un paziente viene a studio lamentando una patologia non obiettivabile, tipo una cefalea", aggiunge Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani (Smi), "io credo a quello che mi dice. Alcuni casi non si possono indagare con indagini strumentali. A volte si tratta di una patologia che si risolve in un giorno o due. Ecco perché noi diciamo da sempre che per patologie brevi sarebbe meglio un'autocertificazione da parte del paziente".

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