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No Green pass, "fino a quando ho prenotato tamponi": assurdi effetti collaterali, a cosa si è ridotto Marco
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Non si vuole vaccinare, non ne ha proprio alcuna intenzione Marco, 43 anni, impiegato nel settore privato. Per questo, visto che ormai il green pass è diventato obbligatorio, ha prenotato i tamponi fino al 6 novembre. "Appena il decreto green pass è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il 21 settembre scorso, mi sono informato e ho subito prenotato i tamponi in una farmacia vicino al lavoro", racconta in una intervista a La Nazione. "Faccio il tampone ogni 48 ore durante la pausa pranzo. Li ho fissati tutti alle 13.40, oltre alla domenica sera per il lunedì. Ho prenotato gli appuntamenti fino al 6 novembre".
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Dopodiché Marco spera "di poter continuare così anche dopo il 6 novembre. Ho diversi giorni di ferie arretrate, che prenderò non tutte insieme, ma via via, per organizzarmi secondo le scadenze che ho a lavoro. Perché alla fine il dipendente non vaccinato ha una doppia responsabilità, dovendo far fronte a costi economici e organizzativi per mantenersi il suo diritto al lavoro".
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Una scelta che gli costerà caro. "Ogni cinque tamponi ne ho uno gratis quindi spenderò circa 150 euro. E' una spesa detraibile, quindi qualcosa recupererò il prossimo anno. Farò a meno di qualcosa, rinuncerò a qualche cena fuori o ad un fine settimana fuori porta perché ho intenzione di difendere i principi nei quali credo".
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Marco ha deciso di non vaccinarsi, inizialmente "per paura" di eventuali "reazioni avverse, anche gravi, fino a mortali". Poi invece è diventata una "questione di principio. L'obbligo del green pass per andare a lavoro è un'imposizione dello Stato che ritengo inaccettabile. Ho tanti amici che per paura di perdere il lavoro si sono vaccinati. E' vergognoso. Se si ritiene che il vaccino sia necessario per debellare o tenere sotto controllo la pandemia, allora si metta l'obbligo della vaccinazione".
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