Perugia, la mamma che ha ucciso il figlio di 2 anni "era una attrice a luci rosse e non lo voleva"
Norbert Juhasz, papà del piccolo Alex, il bimbo di due anni ucciso venerdì 1 ottobre e lasciato sul nastro della cassa del supermercato, a Città della Pieve, in provincia di Perugia, dalla mamma Katalin Erzsebet Bradacs, ora accusata di omicidio, si sfoga in una intervista a Il Corriere dell'Umbria: "Lo ha detto lei stessa a questo amico che mi ha aiutato con la causa per l’affidamento. Ha rapito il mio Alex il giorno in cui avrebbe dovuto consegnarmelo perché il tribunale lo aveva affidato a me, è scappata in Italia e lo ha ucciso e poi ha confessato di averlo ammazzato in un messaggio a un amico". "Lui mi ha chiamato ed è andato subito alla polizia ungherese, ma era già troppo tardi. Katalin gli ha anche mandato una foto del bimbo pieno di sangue e ha scritto 'adesso non sarà più di nessuno'".
Un racconto drammatico: "Il 22 settembre io sono andato a casa ma lei non c’era più, ho pensato che poteva essere venuta in Italia perché aveva vissuto lì e aveva avuto un primo figlio, che però vive in Ungheria". Quindi, prosegue, "sono subito andato alla polizia perché mi doveva consegnare Alex e non c’era. Ma la polizia mi ha detto che non era crimine, e che avrei potuto fare ricorso. Siamo in Ungheria e la polizia ungherese non ha fatto partire l’inchiesta internazionale. Si sono attivati solo dopo l’omicidio di mio figlio, quando sia il mio amico dell’associazione padri che l’altro conoscente sono andati a chiedere aiuto dopo i messaggi che lei aveva mandato dall’Italia, però prima non hanno fatto nulla".
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E "alla fine lei ha giustiziato Alex. Quando ho visto quella fotografia non ci potevo credere, pensavo fosse finta, invece purtroppo non era cosi, era il mio Alex già morto".
Di Katalin in fondo non si è mai fidato: "Ci siamo conosciuti alla scuola serale nel 2019, e poco dopo mi ha detto che era incinta, anche se all’inizio della relazione mi diceva che lei non avrebbe più potuto avere figli". Quindi hanno fatto il test del Dna anche perché lei era una attrice di film porno e io non ero sicuro di essere il padre biologico". Inoltre La donna non era contenta di aspettare il bambino. "Durante la gravidanza si dava le botte alla pancia e qualche volta non sentiva più il bambino. Poi assumeva dei farmaci steroidei. E dopo che Alex è nato, alla visita con l’assistenza dell’infanzia, all’infermiera aveva detto che dovevano occuparsi di questo caso altrimenti lo avrebbe fatto lei".
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Dopo la nascita Katalin "se n’è andata con il bambino, tante volte e andata via e non voleva più che io lo vedessi, lo potevo fare solo pochissime volte. Era andata a vivere da sua madre. Ma non me lo lasciava vedere e cosi volevo riprendermelo. E poi ero preoccupato per lui. Vivevano in condizioni precarie, senza riscaldamento". Insomma, Katalin non era una mamma attenta, "le avevano tolto anche il figlio più grande, che adesso è maggiorenne e vive in Ungheria. L’ufficio tutela per i minori era intervenuto e lo aveva affidato alla nonna. Sfortunatamente non sapevo molto del suo passato".