Acqua e vino col cianuro, il terrificante allarme in Italia: questione di soldi
"Pagate 30mila euro o avveleniamo tutto con il cianuro": questa la minaccia arrivata ad alcune aziende vitivinicole e imbottigliatrici di acqua italiane. Nella mail minatoria, si chiede la cifra in Bitcoin per non avvelenare le bevande. Adesso la procura di Roma - come fa sapere il Messaggero - ha aperto un'inchiesta per tentata estorsione e ha dato l’incarico di indagare al Cnaipic, che si occupa principalmente di crimini informatici. Il fenomeno sta assumendo dimensioni enormi, se si pensa che le denunce arrivate finora a polizia, carabinieri e Guardia di Finanza ammontano già a un centinaio.
Secondo il quotidiano romano, inoltre, il progetto criminale di avvelenare le bottiglie di vino o acqua purtroppo non sarebbe così difficile da concretizzare. Più complicato, invece, cercare di capire chi possa essere il mittente di quelle lettere di minaccia. Gli amministratori delegati di alcune aziende avrebbero voluto pagare la cifra del ricatto per evitare problemi, ma sono stati prontamente fermati dalle forze dell'ordine. Che ora vogliono vederci chiaro. Dopo le prime ricerche per individuare il luogo in cui si trovano gli hacker, gli agenti della polizia postale sono arrivati alla Russia.
Tuttavia, non è ancora certo che le minacce siano realmente arrivate da Mosca. Infatti, c'è la possibilità che i server utilizzati per inviare quelle minacce siano solo piazzati all'estero, così da schermare il reale Paese di origine delle mail. Una pratica spesso utilizzata dagli hacker. Adesso, comunque, la polizia agisce in maniera cauta, soprattutto dopo ciò che è accaduto ai sistemi informatici della Regione Lazio tra fine luglio e i primi di agosto.