Nunzia Schilirò sfida Lamorgese. La vicequestore no green pass: "Avanti lo stesso, con o senza divisa"
Ci risiamo. Nella Milano di Sala, quella dei "compagni" figli di papà dei centri sociali, accade che negli immobili occupati abusivamente si possa ballare e sballare senza che il sindaco intervenga, e chissenefrega poi se i residenti non riescono a chiudere occhio. Le discoteche ormai sono chiuse dai tempi del "Gioca jouer", centinaia di titolari non riapriranno più, ma nel frattempo c'è chi approfitta del lassismo della sinistra per infrangere ogni regola, non solo relativa al Covid. Sabato notte l'ennesimo episodio di inciviltà, scenario il centro sociale Leoncavallo. Andirivieni di giovani su di giri, musica a tutto volume, casino dentro e fuori. Il presidente del Municipio 2, il leghista Samuele Piscina, è partito all'attacco: «Sala continua a permettere tutto ciò. Gli antagonisti, come amano essere chiamati anche se a Milano sono amici di chi governa la città, hanno occupato la strada fino alle 3 del mattino impedendo ai cittadini di dormire».
A Roma i vigili hanno appena chiuso un'area pubblica dopo che un migliaio di ragazzi l'avevano adibita a discoteca all'aperto. E dell'assenza di rigore di Sala non ne approfittano solo i facinorosi, ma pure gli studenti che in assenza di controlli pensano sia consentito ritrovarsi a centinaia in piazza, come per la sbronza collettiva di piazza Leonardo da Vinci, il 3 settembre. A proposito di piazze, Nunzia Schilirò, il vicequestore di Roma che sabato è salita sul palco di piazza San Giovanni, ha detto, tra le altre cose, che «il green pass è assolutamente incompatibile con la Costituzione», e per questo dovrà affrontare un processo disciplinare. «Ero solo una libera cittadina che esercita i propri diritti» s' è difesa ieri, «se l'amministrazione non gradisce la mia fedeltà alla Costituzione e al popolo italiano, mi spiace, andrò avanti lo stesso».
A quanto risulta il procedimento partirebbe dal fatto che è stata presentata dai promotori come dirigente della polizia e non come privata cittadina. Il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, si è mobilitata. «Riguardo alle gravissime dichiarazioni rese dal vice questore» ha detto, «sto seguendo la vicenda personalmente con il capo della Polizia, Lamberto Giannini, affinché vengano accertate, con assoluta celerità, le responsabilità sotto ogni profilo giuridicamente rilevante». Il portavoce dell'Associazione nazionale funzionari dei Polizia, Girolamo Lacquaniti, ha invitato Schilirò a dimettersi, «per coerenza, visto che serve uno Stato nel quale sembra non credere». Schilirò aveva arringato i manifestanti definendo il green pass anche «una tessera di discriminazione» invitando alla «disobbedienza civile». L'ipotesi contestata sarebbe quella del danno d'immagine. È poi in corso una valutazione per capire se ci siano gli estremi per contestarle pure il reato d'istigazione a disobbedire alle leggi.
In serata, sui social, arriva la replica esplosiva della vicequestore: "È bello apprendere dai giornali, anziché dalla propria amministrazione, di essere già sotto procedimento disciplinare. Sono molto serena. Ieri mi è capitata l'occasione di esercitare i miei diritti previsti dalla Costituzione e l'ho fatto. Il mestiere che svolgo è pubblico. Ho ricevuto quattro premi dalla società civile per i miei risultati professionali. Sono stata in moltissime trasmissioni televisive rappresentando l'amministrazione". Quindi la sfida al Viminale: "Google dedica alla professione che svolgo molte pagine. Ieri ero solo una libera cittadina che esercita i propri diritti. Se l'amministrazione non gradisce la mia fedeltà alla Costituzione e al popolo italiano, mi dispiace, andrò avanti lo stesso. Ho scelto il mio mestiere, perché credevo che non ci fosse niente di più nobile del garantire la sicurezza di ogni cittadino, in modo che chiunque fosse libero di esprimere il proprio vero sé. Se questo mi viene negato, il mio mestiere non ha più senso. Andrò avanti sempre, con o senza divisa, per amore del mio Paese".