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Venezia, fate attenzione a vedere video hard in ufficio: attacco hacker? Licenziato in tronco: un caso clamoroso
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Trascorreva il tempo su Instagram e navigava su siti pornografici e chat d’incontri invece di lavorare. Così un dipendente di un'impresa veneziana ha permesso a cyber-criminali di entrare in possesso di tutti i dati dell'azienda. L’intero sistema informatico è stato paralizzato ed è stato perfino chiesto un riscatto in cambio dello sblocco. Il titolare dell'impresa ha ceduto all’estorsione e ha pagato migliaia di euro per ritornare in possesso dei dati sottratti. E dopo aver scoperto di chi fosse la colpa, ha licenziato in tronco l’impiegato.
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Il dipendente, però, non ha accettato il licenziamento e ha fatto causa alla ditta, come riporta il Corriere del Veneto. Causa, poi, persa. Il giudice del tribunale di Venezia, infatti, ha stabilito: "Considerato che si tratta di attività ripetute e prolungate che hanno impegnato il lavoratore per parecchio tempo e poste in essere da un dipendente con ruolo di capo-servizio dell’agenzia, dunque strettamente fiduciario e di responsabilità, il licenziamento appare proporzionato". Nella sentenza, si legge anche che l’agente andava su internet "per leggere la posta personale e per interessi privati, tra cui il frequente accesso a vari siti pornografici". Ed è capitato che ciò accadesse anche in giornate in cui aveva chiesto e ottenuto "l’autorizzazione a svolgere ore di straordinario".
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I consulenti informatici assoldati dal titolare della ditta hanno scoperto pure che l'impiegato usava il computer di lavoro per "viaggi, banca, posta elettronica, ricerche di lavoro, acquisti o noleggi on-line, chat di incontri per adulti". Il dipendente, da parte sua, aveva cercato di ribaltare le accuse, sostenendo che la decisione di cacciarlo fosse una "reazione ritorsiva e discriminatoria rispetto all’attività sindacale" che da un paio d’anni lo aveva fatto discutere con i superiori.
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