Covid, allarme al Viminale: "Sono 17mila i poliziotti non vaccinati", sicurezza a rischio
Migliaia di agenti penitenziari, una moltitudine di rappresentanti di forze dell'ordine e chissà quanti altri senza Green pass rischiano, a stretto giro, astenendosi volontariamente dal presentarsi al lavoro, di mettere in ginocchio l'organizzazione della macchina pubblica della sicurezza. Partiamo dalla carceri. La bellezza di 13mila agenti penitenziari (dati del 13 settembre forniti dall'amministrazione penitenziaria, Dap), non risultano vaccinati. Da metà ottobre, quindi, o si sottoporranno ai test periodici (a pagamento), oppure non potranno più prestare servizio. E visto che già gli organici nelle carceri soffrono di una carenza di 17mila addetti, c'è da scommetterci che salterà fuori un bel pasticcio tra organici non coperti e turni sguarniti. «Più di un terzo, gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria», spiega Gennarino De Fazio, segretario generale della UilPa Polizia Penitenziaria, «che non si sono ancora sottoposti neppure alla prima dose della vaccinazione anti-covid. Cosa succederebbe, allora, in caso di sospensioni dal servizio che si andrebbero a sommare alla gravissima deficienza degli organici già esistente e quantificata, dallo stesso Dap, in 17mila unità mancanti?».
UN ESERCITO
Il problema è serio. Stando ai dati aggiornati al 6 settembre pubblicati sul sito del ministero della Giustizia su un organico di 36.939 addetti, solo 24.360 sono «avviati alla vaccinazione»; vale a dire che hanno ricevuto almeno una dose. Mentre per i 52.593 detenuti le dosi somministrate sono 73.155. Ovvero hanno iniziato la campagna vaccinale ma non è stata conclusa. Come se non bastasse dei 4.021 dirigenti e appartenenti al personale amministrativo appena 2.643 sono «avviati alla vaccinazione». A dirla tutta dai dati pubblicati da Via Arenula non è possibile desumere « il numero dei detenuti non ancora vaccinati, essendo indicato solo il totale delle somministrazioni dall'inizio della campagna vaccinale e comprendente, pertanto, anche coloro che sono successivamente stati scarcerati», scandisce un comunicato dell'organizzazione sindacale della polizia carceraria. Inascoltati da mesi gli appelli al governo, al dicastero e al Dipartimento adesso i vertici della UilPa Polizia Penitenziaria avvertono che «nei prossimi giorni valuteremo l'opportunità di intraprendere altre iniziative per cercare di riportare concretamente, e non solo mediaticamente, al centro dell'attenzione politica la questione penitenziaria». Insomma, la minaccia è chiara. Proprio mentre ieri il Consiglio di Stato ha ribadito «la validità e l'efficacia delle disposizioni attuative (dpcm del 17 giugno 2021) del sistema incentrato sulla certificazione verde Covid-19 (Green pass)». In sostanza è stato respinto il ricorso «di 4 cittadini non vaccinati secondo i quali il meccanismo di contenimento dell'epidemia delineato dal legislatore nazionale comporterebbe un pregiudizio della riservatezza sanitaria, in contrasto con la disciplina europea sulla protezione dei dati sanitari». Per i giudici amministrativi «sull'autodeterminazione dei cittadini che scelgono di non vaccinarsi, risulta prevalente l'interesse pubblico all'attuazione delle misure disposte attraverso l'impiego del Green pass».
NESSUNA DISCRIMINAZIONE
Chiedono il «dovuto rispetto», anche i poliziotti iscritti al Coordinamento sindacale appartenenti Polizia (Cosap), che già da settimane protestano «contro l'obbligo vaccinale per poter accedere in caserma». La certezza che a metà ottobre possa diventare «obbligatorio il Green pass perfino per l'accesso in caserma», scandiscono in una nota, «sarebbe assurdo». Tanto più che con la pianta organica già in sofferenza sarà difficile «fare a menodi questi preziosi colleghi». Il Cosap parla di «diffusa frustrazione che, spesso, si trovano in situazioni paradossali come far scendere da un treno diretto dal Sud al Nord Italia, una mamma con il proprio bambino perché sprovvista di Green pass, che non le sarebbe servito se la stessa avesse viaggiato su affollati treni Regionali». O non poter accedere a mensa con i colleghi. La sostanza è che «nessuno deve essere discriminato per non essere vaccinato».