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Simona Cavallaro sbranata dai cani, l'esperto: "L'unica cosa che non si deve fare con branchi e randagi"

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Attenti ai cani. La tragica vicenda di Simona Cavallaro, la 20enne studentessa di Soverato sbranata da un branco di cani pastore in un'aere picnic di Monte Fiorino ha riacceso la polemica sulla sicurezza relativa a padroni e animali. La ragazza si era addentrata in un'area boschiva insieme a un amico ed è stata aggredita dai cani che molto probabilmente stavano custodendo un gregge, il cui proprietario è ora indagato. L'unica colpa di Simona, secondo la ricostruzione fornita anche dall'amico scampato all'aggressione e unico testimone della scena straziante, potrebbe essere stata quella di aver tentato di tornare alla macchina anziché ripararsi in una vicina chiesetta di legno dove invece ha trovato riparo il ragazzo. Una indecisione fatale, ha voltato le spalle al branco ed è stata azzannata a spalle e gambe, ferite che hanno portato al dissanguamento fatale.

 

 

 

 

Secondo Lorenzo Niccolini, educatore cinofilo e presidente di Stray Dogs Aps, "in generale il cane randagio proprio perché deve sopravvivere, tende a evitare situazioni di pericolo. Nei rapporti con l'essere umano, a meno che non sia una risorsa perché gli porta da mangiare, lui cerca di evitarlo perché potrebbe essere un rischio". La situazione può però complicarsi "se si fraintendono i segnali, dall'abbaio al ringhio" "Quando si incontra un cane randagio - sottolinea Niccolini in una intervista a La Stampa - è bene capire se c'è della diffidenza da parte sua: se non ci viene incontro scodinzolando, ma è guardingo bisognerebbe capire che non ha così tanta voglia di incontrarci.

 

 

 

 

Il problema nasce, per esempio, quando l'uomo crede che con il suo amore per gli animali possa interagire e rendere malleabile il rapporto. Se così non avviene e l'uomo scappa, nell'animale si attiva la motivazione predatoria, istinto innato che il cane stesso ha difficoltà a controllare. E da lì possono nascere i problemi: magari la persona cade per terra ed espone all'animale parti del proprio corpo molto vulnerabili". Quindi, in casi di pericolo, "meglio allontanarsi senza mai dare le spalle all'animale. Meglio farlo mantenendo un angolo di 45 gradi o rimanendo frontali. Bisogna farlo in maniera molto lenta facendo attenzione a non inciampare. Ancora meglio, se si riesce, rimanere vicino a qualcosa a cui aggrapparsi, come un albero o un muretto, per poter restare solidi e stabili in caso di attacco".

 

 



Nei casi dei branchi, il leader manda avanti i cani "adolescenti" per far fare loro esperienza, creando una situazione di incontrollabilità. Così come quando l'uomo dà da mangiare a dei randagi. favorendo la creazione di branchi "dove si possono generare dei conflitti".

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