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Coronavirus, le regioni salvate dalla zona gialla. Contrordine sui numeri dell'epidemia

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Nessuna regione passerà in zona gialla, almeno per ora. Né la Sicilia, né la Sardegna, né la Calabria: la situazione legata al Coronavirus, ai contagi e ai posti letto occupati negli ospedali è grave ma stabilizzata, e dunque i numeri hanno indotto la cabina di regia a "salvare" le tre regioni, che restano però "sotto stretta osservazione". Molto ha contribuito lo strisciante ma concreto timore di  affossare la stagione turistica, vitale per queste tre aree, con nuove limitazioni a ristoranti e locali pubblici determinate dal "giallo". Ma di certo, per la situazione siciliana, ha pesato anche la discrepanza tra i numeri dell'Agenas e quelli della banca dati ufficiali riguardo agli ospedali. 

Come riporta il Corriere della Sera, secondo l'Agenas il tasso di occupazione dei reparti di rianimazione è dell'11%, e quello dei reparti ordinari del 17%. Entrambi i valori, dunque, sopra la soglia di rischio (rispettivamente 10 e 15%). La Sardegna sale al 10% per l'occupazione dei posti letto in terapia intensiva e all'11% nei reparti ordinari, mentre in Calabria siamo al 16% per i reparti Covid e al 7% le rianimazioni. Il tasso medio nazionale, invece, è rispettivamente del 5% e del 6%. 

Secondo l'epidemiologo Carlo La Vecchia, ordinario di Statistica medica all'università Statale di Milano, "resteremo sui 7.000 contagi al giorno per alcune settimane prima di iniziare una discesa lenta e progressiva", sempre che "non cambi ulteriormente il quandro pandemico". Intervistato dal Quotidiano nazionale, il professore che a inizio mese aveva azzeccato le previsioni sui numeri dell'epidemia in agosto spiega: "Nelle ultime quattro settimane la crescita dei contagi, alimentata dalla variante Delta, si è contratta dal +79% di metà luglio al +0,7%. Ora siamo in una fase di stabilizzazione che, se, da un lato, ci porta a dire che entro la fine del mese non vi sarà alcuna impennata dell'infezione, tipo +30mila nuovi contagi ogni 24 ore, dall'altro, ci fa essere particolarmente cauti su una possibile riduzione sotto le cinquemila unità di qui a pochi giorni". Da un lato incide la campagna vaccinale, dall'altro però, in senso negativo, "i tanti giovani non completamente immunizzati oppure persone protette". In entrambi casi "sono pazienti con sintomi lievi, due giorni di febbricola e via, soggetti che attendono così l'abbassamento della temperatura senza avere neanche il tempo di sottoporsi a tampone".

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