Sara Pedri, la ginecologa scomparsa da 5 mesi. I nuovi verbali: "Mi hanno fatto sedere al buio, solo una luce"
"Mi hanno fatta sedere nello studio buio illuminato solo dalla luce da tavolo": questo quanto raccontato da una delle testimoni sentite dall’Azienda sanitaria di Trento sul caso di Sara Pedri, la ginecologa di 31 anni scomparsa lo scorso 4 marzo dopo aver manifestato il suo disagio per il clima vessatorio all’interno del reparto dell’ospedale Santa Chiara, dove lavorava. Al centro delle accuse c'è il primario Saverio Tateo. Contro di lui e la sua vice, Liliana Mereu, si sono schierate alcune professioniste che hanno denunciato delle vessazioni. In particolare sei ginecologhe parlano di "umiliazioni mortificanti".
Nei verbali al vaglio della Procura che sta indagando, si parla di mobbing, vessazioni e demansionamenti. Accuse alle quali l’ex direttore dell’unità operativa di ginecologia del Santa Chiara, nel frattempo allontanato dall'ospedale, ha già replicato negando tutto. A quanto pare, come riporta il Corriere della Sera, diversi problemi organizzativi e turni massacranti avrebbero spinto alcune dottoresse a chiedere un colloquio a Tateo. E il primario le avrebbe ricevute nel suo studio, ma solo con la luce del tavolo accesa e una collega che verbalizzava. Un metodo definito "intimidatorio".
Sul caso drammatico di Sara Pedri, invece, la difesa ha mostrato alcune email che la stessa Sara aveva mandato a Tateo ringraziandolo per il suo supporto nei primi mesi a Trento. Anche se alla sorella Emanuela e al fidanzato Guglielmo Piro aveva invece manifestato il suo disagio, culminato anche in una settimana di stop decisa dal medico di base per un importante calo di peso. "Il primario Saverio Tateo lavorava in un reparto di eccellenza e i modi forse troppo diretti erano dettati dal fatto che chiedeva ai suoi collaboratori di dare il massimo", ha detto il suo avvocato.