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Funivia Stresa Mottarone, tre mesi dopo: ecco cosa si trova sul luogo della tragedia, un caso inquietante

Paola Pellai
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È una giornata di sole. Gli abituali 5000 abitanti del Comune di Stresa, località tra le più visitate del Piemonte, sono triplicati dall'arrivo dei turisti. Molti sono stranieri, il lago Maggiore è un punto di riferimento per inglesi, francesi, arabi. Dopo una lunga ristrutturazione ha riaperto anche il lussuoso Grand Hotel Des Iles Borromées, in stile art nouveau, raccontato in film popolari e nobili ricordi. Tutto appare come una cartolina, la gente fotografa, si beve uno spritz al tavolino e sorride. C'è chi evita volutamente e chi, invece, volutamente si spinge in fondo al lungolago per cercare e farsi un selfie davanti alla funivia della morte. La struttura da cui è partita la cabina numero 3 è lì, nel suo silenzio immobile, ma in un contesto che non ha cambiato nulla del suo vestito di festa. Di fianco all'entrata, sigillata e messa sotto sequestro dall'autorità giudiziaria, c'è il bar ristorante L'Idrovolante con terrazza panoramica adagiata sul lago. Di fronte alla funivia è un via vai incessante di arrivi e partenze dei battelli che portano i turisti in visita alle isole Madre, Bella e dei Pescatori. Si sale e si scende, arrossati dal sole preso in navigazione.

 

 

LE INDAGINI
Fino allo scorso 23 maggio si saliva e si scendeva anche con la funivia Stresa-Alpino-Mottarone: in 20 minuti ti portava dal lago alla montagna, a 1400 metri che ti regalavano una vista mozzafiato sulle Alpi e il lago Maggiore. Ora guardi all'insù e ci vedi solo funi e pali. Inattivi. La cabina numero 3 resta ancorata nel bosco dove cadde facendo 14 vittime. Resterà lì almeno fino all'8 settembre quando gli inquirenti decideranno quando e dove spostarla. Ai primi di agosto è già stato fatto un sopralluogo, il 30 agosto inizieranno le analisi sulla cosiddetta "scatola nera" e su alcuni supporti informatici che potrebbero fornire dettagli decisivi per rispondere all'infernale domanda: "Perché la fune si è rotta?". Il 16 dicembre, infine, gli esiti delle perizie saranno esposti in aula.

IL NUOVO PROGETTO
Sul fronte delle responsabilità sono 14 gli indagati: 12 persone fisiche e due società, Ferrovie del Mottarone, proprietaria della funivia, e Leitner, che si occupava della manutenzione dell'impianto. A tutti vengono contestati i reati di omicidio colposo e lesioni colpose. I sindaci di Stresa e Baveno, Marcella Severino e Alessandro Monti, hanno già presentato al ministro Giovannini i progetti per il rilancio del comprensorio del Mottarone dopo l'incidente e se tutto dovesse scorrere senza intoppi burocratici entro due anni potrebbe esserci un nuovo impianto esteso anche al lago d'Orta. Poco importa di tutto ciò a chi in quel tragico scontro ha perso un famigliare, un parente o un amico a causa di quel blocco assassino dei freni e di una fune spezzata come il respiro delle vittime. Secondi maledetti che in un giorno di festa hanno chiuso il futuro a 14 turisti, unico sopravvissuto il piccolo Eitan, 5 anni, ora costretto a crescere senza mamma, papà e il fratellino. La funivia è chiusa, ma all'esterno non ha alcun segno che ricorda la tragedia. Non c'è una targa, una corona di fiori, un particolare listato a lutto. Non ci sono le foto di chi è scomparso e non c'è una preghiera a commemorarli. Tutto talmente freddo da mettere i brividi anche se ci sono 30 gradi. Sono rimasti i cartelloni che pubblicizzano le bellezze della funivia, c'è persino una foto incantevole della maledetta cabina 3. Come se quel 23 maggio non avesse lasciato segni. The show must go on. Solo davanti alla porta sigillata qualche mano pietosa ha lasciato dei lumini, qualche fiore e dei fiocchi azzurri a ricordo dei due bimbi deceduti nello schianto. A ricordarli c'è un biglietto scritto a mano che ad imperitura memoria riporta quella data, 23 maggio 2021.

 

 

LA CABINA 2
Qualcuno si avvicina a quella porta, legge e fotografa. Altri hanno già dimenticato e chiedono informazioni sul perché l'impianto è chiuso, scocciati di dover cambiare programma. Dalla parte opposta dell'entrata c'è la bocca di partenza della funivia, direttamente sul lago. Proprio al di sotto c'è una piccola spiaggia ancora affollata di bagnanti intorno alle 18. Ridono, giocano a carte, si sbronzano con l'ultimo sole, controllano i bambini chiassosi in acqua. Non ci fanno caso di essere guardati a vista dalla cabina 2, la gemella di quella killer, che rimane al suo posto, come se dovesse partire da un momento all'altro. Al suo fianco lo spazio tragicamente vuoto. La gente dimentica in fretta. È estate, forse ci sarà presto un nuovo lockdown. Godiamocela. Tutto il resto non ci riguarda.

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