Tokyo 2020, medaglia di legno a Giovanni Malago: perché lo ius soli sportivo non serve a nulla

di Alessandro Giulilunedì 9 agosto 2021
Tokyo 2020, medaglia di legno a Giovanni Malago: perché lo ius soli sportivo non serve a nulla
3' di lettura

Giovanni Malagò si candida a vincere il premio “razzista involontario 2021”. Invece di godersi come noialtri la strepitosa prestazione olimpionica degli azzurri, il presidente del Coni va reclamando da giorni l’istituzione di un improbabile e forse incostituzionale “ius soli sportivo”. Anche ieri è tornato a bomba sull'argomento: «La nostra proposta è quella di anticipare l'iter burocratico per lo ius soli sportivo, che a oggi è infernale, un girone dantesco». E perché, di grazia? «È vero che a 18 anni puoi fare quello che vuoi - argomenta lui - ma se aspetti il momento per fare la pratica hai perso una persona. A volte ci sono tre anni di gestazione e nel frattempo, se l'atleta non ha potuto vestire la maglia azzurra, o smette o va nel suo Paese di origine o ancora peggio arriva qualche altro Paese che studia la pratica e in un minuto gli dà cittadinanza e soldi».

Tokyo 2020, terrificante fuorionda: "Una è lesbica, l'altra un uomo". L'ultimo scandalo ai giochi

Purtroppo, è calato il sipario sulle Olimpiadi di Tokyo 2020. Ma le polemiche continuano. Soprattutto in Belgio, ...

CHI È RIMASTO FUORI?
Malagò è in buona fede, naturalmente, la vittoria di Jacobs nei 100 metri ha scatenato il suo lato migliore e tuttavia non può ignorare alcune circostanze dirimenti. La prima è che secondo la legge italiana dal compimento del decimo anno di età è già possibile tesserare minori stranieri regolarmente residenti in Italia, i quali una volta divenuti 18enni potranno ottenere la cittadinanza. Dopodiché la denuncia relativa all'iter, ancora lento e labirintico, per ottenere la nazionalità italiana deve valere per qualsiasi straniero, indipendentemente dalle qualità atletiche. Oltretutto, stando ai canoni di Malagò, bisogna pure spiegare quale irrinunciabile campione straniero è rimasto a casa privando l'Italia di altre luccicanti medaglie. Si potrebbe anzi obiettare con facilità che proprio grazie all'attuale legislazione i nostri giovani sono capaci di stupire il mondo senza curarsi di altri colori che non siano quelli della bandiera. Paradossalmente, il nostro medagliere fotografa una realtà multietnica già consolidata e di successo. C'è bisogno di costruirci sopra una sinfonia autocolpevolizzante e un po' conformista? Ma qui entriamo nel vivo della questione. Sostenere, come fa il numero uno del Coni, che «non riconoscere lo ius soli sportivo è folle» significa rimpicciolire un tema dalle fortissime implicazioni culturali e civili vincolandolo agli esiti di una competizione sportiva: e se la variopinta delegazione italiana fosse arrivata ultima in classifica, avremmo dovuto rassegnarci al fallimento d'ogni forma di integrazione? Ma per favore...

Tokyo 2020, Luciano Moggi: "Il miracolo olimpico sia da traino per tutto lo sport", nuovo Rinascimento italiano?

Prima di tutto lasciateci testimoniare la nostra italianità di sportivi, orgogliosi per quanto hanno saputo fare ...

IL DIBATTITO
E poi, a ben guardare il bilancio consuntivo di Tokio 2021, si scopre che sul podio troneggiano in ordine decrescente Stati Uniti, Cina e Giappone. Ebbene, i due Stati asiatici non hanno mai brillato storicamente per la loro permeabilità nei confronti delle immigrazioni e delle culture straniere più lontane (se è per questo, Pechino è sotto giudizio internazionale per le sue discriminazioni etnico-religiose); quanto all'America multirazziale (si dice così, fermo restando che le razze non esistono), è al centro di un gigantesco processo globale per via delle asimmetrie sociali che ne incendiano le periferie metropolitane. In tre parole: Black Lives Matter! Dovremmo perciò trarne conclusioni generali sconsolanti? No: anche in questo caso è sbagliata l'unità di misura, che non è lo sport ma il senso universale di civiltà calato nelle esigenze e nelle possibilità pratiche di ciascuno Stato. Se si vuole davvero aprire un dibattito serio e profondo sullo ius soli (possibilmente intrecciato allo ius culturae), sarebbe opportuno abbandonare ogni demagogia, lasciare in pace il medagliere internazionale e riconoscere che la cittadinanza (italiana, europea, occidentale e via così) oltreché un fatto biologico è una conquista culturale quotidiana per tutti, compresi i nativi. E che l'Italia è già di suo il magnifico prodotto di un genus mixtum originato da popolazioni antiche etnicamente differenti, aperto all'ingresso dell'"altro da sé" come forma di arricchimento. Anche per questo i nostri intelletti, così come i nostri atleti, primeggiano liberamente nel mondo.

Tokyo 2020, Antonella Palmisano si affida alla Madonna? Vergogna-Rai: ecco come ne hanno parlato    

La vittoria più ancora della sconfitta rivela chi siamo. L'Italia sotto la pioggia dell'oro di Tokyo 2020...