Marcell Jacobs, "Alessandro balla con un trans": il campione sotto attacco dal mondo gay per una frase detta a 17 anni
Croce e delizia, la medaglia d'oro alle olimpiadi nei 100 metri a Tokyo 2020. Certo, soprattutto delizia per Marcell Jacobs, il velocista nato in Texas ma di nazionalità italiana che ci ha consegnato uno storico, impensabile, inimmaginabile trionfo. Un impresa epica: primo italiano in finale ai cento metri nella storia delle Olimpiadi, primo italiano nella storia a vincere una medaglia nella storia delle Olimpiadi e, ovviamente, il primo a vincere quell'oro. Quella medaglia magica, 11 minuti dopo quella di Gianmarco Tamberi, a chiudere il breve momento di grazia dello sport Azzurro. Di quegli 11 minuti, ne parleremo per tanti, tantissimi anni.
E dopo la delizia, ecco la croce. Già, perché l'improvvisa notorietà, per Jacobs, si è tradotta anche nelle farneticanti e vergognose accuse piovute dal mondo anglosassone. Prima una firma del Times di Londra, specializzata in sport e doping, che con un Tweet paventava la possibilità che l'azzurro fosse dopato. Su che basi? Nessuna, ovviamente. Dunque dagli Stati Uniti il Washington Post, secondo cui Jacobs "può avere il beneficio del dubbio, ma il mondo dell'atletica no". Insomma, siamo già a godere del "beneficio del dubbio", una sostanziale certezza il fatto che sia dopato, per gli americani. Una vergogna, assoluta.
Ma non è finita. Già, perché ora ci si mette anche Gay Center, un'associazione che si trova a Roma che promuove e tutela le persone Lgbt. Infatti, Gay Center si è messa a spulciare nel passato di Jacobs, tornando addirittura ad un tweet che il velocista vergò il 13 agosto 2012, esattamente nove anni fa, quando di anni, lui, ne aveva diciassette.
E in quel cinguettio, presumibilmente al termine di una serata in discoteca, ecco che Marcell Jacobs scriveva: "E stasera al *** ci sono state 2 figure di mer***! La prima: *** che cade davanti a tutti; la seconda: Alessandro che balla davanti a un trans". Dunque, risatine ed emoticon.
Bene, Gay Center pensa bene di riprendere questo cinguettio, e di rilanciarlo sui profili social a caratteri cubitali, aggiungendo: "Jacobs: spunta post transfobico. Prenda le distanze e si unisca alla corsa dei diritti". Già, prenda le distanze. Ma da cosa? Da un tweet che fece quando era un adolescente? E forse quelle parole dimostrano che è contrario a chissà quale diritto? Un metodo vergognoso, quello usato contro l'altelta, spacciato come una sorta di omofobo per una battuta, che può anche essere di dubbio gusto, ma che arriva da un'altra epoca. Da un tempo in cui era appena un ragazzino.